La storia di questa giornata è profondamente radicata nelle pagine più significative del ‘900. Attraverso la risoluzione 32/142 l’ONU stabilì nel 1977 che l’8 marzo sarebbe diventato ufficialmente la “Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti delle Donne e per la Pace Internazionale”.
La Giornata Internazionale della Donna ebbe una genesi strettamente collegata al clima politico di inizio ‘900, quando la popolazione femminile iniziava ad organizzarsi per reclamare maggiori diritti, in particolar modo quello di voto. Fu il Partito Socialista americano a lanciare l’idea di una giornata dedicata all’importanza delle donne all’interno della società. Successivamente, questa idea venne ripresa durante la seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste tenutasi a Copenaghen, in Danimarca.
Nel nostro Paese si diffuse agli inizi del ‘900 e fu molto sentita soprattutto dalle operaie delle fabbriche le quali vedevano in questa giornata un movimento di lotta per l’affermazione dei loro diritti. Ma fu tra gli anni della Resistenza e gli anni ‘70 che avvenne il vero cambiamento nella forma mentis della donna, la quale iniziò a combattere il patriarcato e la cultura oscurantista che avevano relegato la donna a un ruolo subordinato e subordinante rispetto a quello dell’uomo.
Le donne italiane, dopo il grande contributo che avevano dato durante la Liberazione e negli anni del Boom economico, deluse e stanche per i pochi riconoscimenti ottenuti in ambito sociale, iniziarono a riempire le piazze urlando la loro intelligenza accantonata dal maschilismo imperante, ma soprattutto cominciarono a pretendere un posto al sole, dopo il buio degli ingrati secoli maschili.
Fu una vera corsa alle conquiste: non più reato per l’adulterio, possibilità di divorziare, diritto di famiglia e finalmente l’abrogazione del barbarico delitto d’onore, creatura mostruosa, partorita dal Codice Rocco, negli anni della dittatura. Il ‘900 ha raccolto buoni frutti in fatto di diritti perle donne, questo è innegabile. Ma l’arrivo del duemila non ha portato ai nuovi, grandi traguardi che si speravano.
Il percorso per giungere a una vera e concreta parità di genere fatica a trovare pieno completamento persino in quei Paesi che possono vantare ordinamenti giuridici all’avanguardia e una legislazione fortemente salda nell’affermazione della piena uguaglianza di genere. È opportuno per tale motivo che vi sia un forte impegno tanto sul fronte dell’azione interna, quanto su quello dell’attività di sensibilizzazione e cooperazione internazionale.
Nel caso del nostro Paese, ci tranquillizza ricordare che ampio è lo spazio che la Costituzione dedica al riconoscimento dei principi di uguaglianza e delle pari opportunità tra uomo e donna. Non ci resta che seguire questa mirabile strada tracciata dalla nostra Carta costituzionale, nella consapevolezza che si tratta comunque di un percorso faticoso e complesso. È faticoso questo percorso perché ci sono ancora tanti muri da abbattere, retaggi del passato. Ed è complesso perché purtroppo l’attualità ci narra vicende tremende fatte di discriminazioni quotidiane, in casa e nel mondo del lavoro, fino ad arrivare ad una brutale violenza che aumenta il gap comunicativo, emotivo e pratico tra uomo e donna. È per queste donne discriminate e violate che l’8 marzo ha la sua ragione di esistere.
Il CNDDU negli ultimi anni ha lanciato l’iniziativa Mimose d’Acciaio per permettere agli studenti della scuola italiana di conoscere storie di donne che hanno contribuito e contribuiscono ogni giorno al cambiamento della società e al progresso civile. Quest’anno segnaliamo le tre Mimose d’ Acciaio 2025 che possono essere un punto di riferimento per molte altre donne e la società tutta.
Il CNDDU chiede pertanto ai docenti della scuola secondaria di I e II grado di cogliere, nella giornata dell’8 marzo, le tre Mimose da noi premiate e donarle ai propri studenti, ovvero far conoscere le tre donne e individuarne altre che si sono distinte per meriti speciali per sviluppare tra gli alunni importanti spunti di riflessione e incoraggiare le giovani studentesse, soprattutto, a perseguire i loro obiettivi senza timori e nella consapevolezza che essere donna significa, oggi più che mai, essere protagonista della propria vita.
E la posizione sociale delle donne determina davvero sia l’emancipazione femminile che il progresso sociale in senso lato. Solo conoscendo la storia di grandi donne possiamo realmente favorire un serio impegno divulgativo e affiancarlo a tutti i progetti tesi a eliminare, specie a livello ordinamentale, qualunque forma di disparità o discriminazione tra uomo e donna.
Anche quest’anno con la nostra iniziativa Mimose d’Acciaio 2025, giunta ormai alla V Edizione, abbiamo scelto di portare nella scuola italiana tre donne che meritano attenzione e gratitudine perché sono un esempio, ognuna a suo modo, per tante altre donne e per la società civile.
Jasmine Paolini, Cecilia Sala e Tina Montinaro sono le tre luminose mimose che quest’anno ci sentiamo di donare idealmente, attraverso i colleghi docenti, alle studentesse e agli studenti della scuola di ogni ordine e grado, affinché la tenacia e la determinazione, il coraggio e la ricerca di libertà, l’impegno civile e i valori di giustizia e legalità veicolati da queste straordinarie donne possano ispirare le giovani generazioni in cammino per la costruzione del loro futuro.
Per tale ragione, è con molta gioia che conferiamo due menzioni speciali alla tennista Jasmine Paolini e alla giornalista Cecilia Sala.
Cecilia Sala, donna e giornalista seria e coraggiosa, arrestata in Iran nel dicembre scorso e liberata dopo giorni, che incarna i valori più nobili del giornalismo: il coraggio di essere testimone della verità e la capacità di raccontare storie che spesso il mondo preferirebbe ignorare.
Jasmine Paolini, oro olimpico a Parigi 2024 – in coppia con Sara Errani – regina del tennis azzurro e portavoce dei valori più alti dello sport: la solidarietà e la socialità, lo spirito di squadra, il sacrificio, il rispetto per l’avversario, l’impegno e la volontà.
Come ogni anno, però, tra le mimose che si sono distinte per il loro impegno nella società, individuiamo quella che simbolicamente può rappresentare tutte le altre donne per importanti ragioni.
Quest’anno abbiamo scelto di premiare la signora Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, capo scorta del giudice Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci. La signora Montinaro, simbolo di una lotta instancabile contro le mafie, con i suoi incontri nelle scuole italiane continua a mantenere viva la memoria storica, l’impegno civico e promuove con autentica passione civile i temi della giustizia e della legalità.
Pertanto per la sua lotta instancabile a favore della giustizia, per i suoi incontri educativi nelle scuole italiane, per la straordinaria passione civile che la spinge a mantenere viva la memoria storica, conferiamo all’unanimità il titolo di Mimosa d’Acciaio 2025 alla signora Tina Montinaro che non smetteremo mai di ringraziare per il suo straordinario e costante impegno sociale.
L’hashtag per la Giornata è #Mimosed’Acciaio2025