Nonostante la legge sia stata approvata, restano ancora alcuni punti da chiarire. Tra questi, le modalità con cui verrà stilata la graduatoria nazionale. Le ipotesi principali sono due: una selezione basata esclusivamente sui voti ottenuti negli esami del primo semestre, con un meccanismo di equalizzazione tra le varie università, oppure un test nazionale da sostenere dopo il primo semestre. I decreti ministeriali, attualmente in fase di elaborazione, dovranno fornire dettagli precisi su questo aspetto.
Una delle questioni più discusse riguarda la possibilità che il primo semestre venga svolto interamente online. Questo per due motivi principali: da un lato, i tempi stretti per l’implementazione della riforma rendono complesso organizzare i corsi in presenza per il prossimo anno accademico; dall’altro, si vuole evitare che gli studenti debbano trasferirsi in una città per il primo semestre e poi eventualmente in un’altra, qualora la graduatoria nazionale li assegnasse a un ateneo differente.
Anche con la nuova riforma, il numero di posti disponibili resterà limitato. Quest’anno erano poco più di 21.000 e nei prossimi anni si prevede un numero simile. Gli studenti che non riusciranno a rientrare nella graduatoria potranno orientarsi verso discipline affini come biologia, biotecnologie o scienze motorie, mantenendo aperta la possibilità di accedere successivamente a Medicina attraverso percorsi alternativi.
La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha accolto con entusiasmo l’approvazione della riforma, affermando che finalmente si abbandona un sistema di selezione basato su test a crocette, spesso criticati per la loro aleatorietà. “Finalmente cambia un sistema che ha tenuto troppo chiuse le porte delle università e ha costretto i ragazzi a sottoporsi alla gogna di test inutili”, ha dichiarato su X. L’opposizione, invece, critica la riforma sostenendo che il numero chiuso non è stato realmente abolito e che si tratta solo di propaganda.