La Manovra 2025 potrebbe gravare notevolmente sul ceto medio, eliminando detrazioni e deduzioni fiscali attualmente in vigore al raggiungimento di una certa soglia di reddito imponibile. Secondo alcune indiscrezioni, il nuovo sistema potrebbe assorbire agevolazioni finora completamente garantite, come le spese sanitarie e gli interessi del mutuo. Approfondiamo la questione.
Ipotesi taglio detrazioni fiscali oltre un certo reddito
Il Governo punta a risparmiare circa 2 miliardi di euro con la tax spending, destinandoli a nuove misure previste nella Legge di Bilancio 2025. Mentre fino ad ora le detrazioni più utilizzate erano state salvaguardate, le ultime notizie suggeriscono interventi anche su quelle sanitarie e sugli interessi del mutuo. Il nuovo sistema prevede una riduzione del tetto di reddito necessario per ottenere le detrazioni fiscali.
Attualmente, queste agevolazioni si applicano integralmente fino a 120mila euro di reddito, riducendosi gradualmente fino ad azzerarsi a 240mila euro. Tuttavia, non sono ancora noti i nuovi limiti di reddito.
Misure fiscali nella Manovra 2025
Il capitolo fiscale della Manovra 2025 risulta cruciale. Il Governo dovrà rifinanziare la fusione dei primi scaglioni IRPEF anche per il 2025, evitando di tornare indietro sulla Riforma Fiscale. Si ipotizza un ulteriore abbassamento dell’aliquota per il secondo scaglione, favorendo così il ceto medio. Tra le misure in valutazione, spicca l’estensione della flat tax fino a 100mila euro, proposta dalla Lega, ma considerata dispendiosa e già esclusa in passato.
Pacchetto lavoro e nodo pensioni
La conferma del taglio del cuneo fiscale rappresenta una certezza, costituendo la misura più onerosa della Legge di Bilancio, con un impatto superiore ai 10 miliardi di euro. Inoltre, il pacchetto include incentivi per le imprese, come la deduzione del 120% per le nuove assunzioni e il welfare aziendale.
Sul fronte delle pensioni, i redditi medio-alti rischiano una penalizzazione, soprattutto riguardo alla rivalutazione. L’indicizzazione potrebbe fermarsi per i redditi più alti, mentre il Governo prevede di aumentare le pensioni minime e prolungare la flessibilità in uscita.
Infine, il ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, propone di trattenere i dipendenti pubblici oltre i 65 o 67 anni, consentendo loro di lavorare fino a 70 anni attraverso un sistema volontario basato su percentuali legate al fatturato della PA.
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