Se il tentativo bonario non produce risultati, il lavoratore può inviare una diffida formale al datore di lavoro. Si tratta di una richiesta scritta, inviata tramite raccomandata a/r o PEC, in cui si intima il datore di lavoro a effettuare il pagamento entro un termine perentorio, solitamente di 10 giorni. La diffida deve contenere:
Il lavoratore può rivolgersi alla Direzione del Lavoro per presentare un reclamo e avviare un tentativo di conciliazione con il datore di lavoro. Questo procedimento, gratuito e disponibile anche senza assistenza legale o sindacale, mira a trovare un accordo tra le parti. In alternativa, il lavoratore può avvalersi dell’assistenza di un sindacato per tentare la conciliazione. Se la conciliazione fallisce, non resta che intraprendere azioni legali.
Il mancato pagamento dello stipendio costituisce un diritto di credito del lavoratore, che può quindi agire in giudizio per ottenere quanto gli spetta. Il primo passo è richiedere un decreto ingiuntivo al tribunale, presentando la documentazione che attesta il diritto al credito. Una volta ottenuto, il decreto ingiuntivo deve essere notificato al datore di lavoro, che avrà 40 giorni per pagare o per opporsi.
In caso di mancato pagamento, si procederà con l’atto di precetto e il pignoramento dei beni. In caso di opposizione, si avvierà una causa di lavoro, al termine della quale il giudice stabilirà gli obblighi del datore di lavoro, compreso il pagamento degli stipendi arretrati, con interessi e rivalutazione monetaria.