Sommario
Il 2025 si apre con un rapporto Istat che rivela un aumento preoccupante dei lavoratori poveri in Italia. Sono 1 milione e 255 mila i dipendenti con una paga oraria inferiore a 8,9 euro. Questa soglia, fissata per determinare il livello di povertà lavorativa, coinvolge il 10,7% degli impiegati nel settore pubblico e privato.
Il dato segna una crescita rispetto al 2018, quando i lavoratori poveri rappresentavano il 9,8%. Il problema è amplificato dalla mancata introduzione del salario minimo legale, bocciata dal Governo Meloni e dal Cnel, che avrebbe potuto offrire una tutela fondamentale
Donne, giovani e precari: i più colpiti dal lavoro povero
Le categorie più vulnerabili risultano essere le donne, con il 12,2% delle lavoratrici sotto la soglia minima, e i giovani under 29, dove quasi uno su quattro percepisce retribuzioni basse. Anche i lavoratori non qualificati e quelli con livelli di istruzione inferiori al diploma sono particolarmente esposti, con percentuali rispettivamente del 33,3% e del 18%. Il lavoro precario, diffuso soprattutto tra queste fasce, aggrava ulteriormente la situazione, unendo basse retribuzioni a contratti instabili e part-time involontari.
Gender pay gap: un divario che supera il 30% tra i dirigenti
Il rapporto evidenzia un’altra piaga: il gender pay gap. In Italia, le donne guadagnano mediamente il 5,6% in meno rispetto agli uomini per ogni ora lavorata. Questo divario si amplia nei settori privati e tra i dirigenti, dove le donne ricevono il 30,8% in meno rispetto ai colleghi maschi. Anche tra i laureati e nei settori con manodopera meno qualificata, la disparità salariale resta marcata, sottolineando l’urgenza di interventi legislativi per garantire l’equità retributiva.
L’urgenza di un salario minimo per contrastare le disuguaglianze
In un contesto in cui il lavoro povero cresce e le disuguaglianze si ampliano, l’introduzione di un salario minimo legale rappresenterebbe una risposta concreta. Altri Paesi europei hanno già adottato questa misura per tutelare i lavoratori più fragili. In Italia, invece, si continua a dibattere, lasciando 1,255 milioni di lavoratori in condizioni critiche. È necessario che il Governo metta al centro della propria agenda politiche per il lavoro dignitoso, affrontando il problema strutturale delle basse retribuzioni e il persistente divario di genere.
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