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L’amicizia e l’importanza delle relazioni autentiche, Paolo Crepet: ‘I follower non sono amici’

Paolo Crepet, autorevole psichiatra e saggista, solleva dubbi significativi sull'amicizia e sulla qualità e i pericoli delle relazioni virtuali in generale.

Paolo Crepet

L’era dei social media ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo e ci relazioniamo, ma è davvero possibile confondere i follower con amici veri? Paolo Crepet, psichiatra e autore del saggio Elogio dell’amicizia (Einaudi), solleva dubbi significativi sulla qualità delle relazioni virtuali. In un’intervista rilasciata a Il Messaggero, Crepet critica l’illusione che le piattaforme social possano sostituire le interazioni autentiche, definendole strumenti nati per il marketing della solitudine.

L’amicizia alla base delle relazioni autentiche

Secondo Crepet, l’amicizia è un legame profondo, ben lontano dalla superficialità delle connessioni digitali. “Non si tratta di convenienze, ma di complicità, parole, vicinanza,” afferma, sottolineando come questo sentimento richieda tempo, impegno e dedizione. Questa visione mette in discussione il crescente affidamento alle piattaforme per mantenere rapporti umani, sollevando interrogativi sul loro reale impatto sulla vita sociale.

I social media e il paradosso delle relazioni contemporanee

L’avvento dei social network ha indubbiamente offerto nuovi strumenti per connettersi, permettendo interazioni rapide e personalizzate. Tuttavia, molti studiosi si interrogano sul perché, nonostante queste opportunità, si percepisca un impoverimento delle relazioni umane. Il libro Antropologia dei social media. Comunicare nel mondo globale di Biscaldi e Matera analizza questa ambivalenza, sottolineando come i media digitali abbiano cambiato profondamente la vita sociale contemporanea, ma non senza conseguenze.

L’identità personale e sociale sembra oggi fortemente influenzata dall’uso dei social media, dove il confine tra interazioni virtuali e reali si assottiglia sempre più. Da un lato, i social offrono un senso di connessione immediata; dall’altro, possono portare a una dipendenza che altera la percezione della realtà. Questo dualismo solleva domande cruciali sul valore delle relazioni umane in un contesto sempre più virtuale.

L’amicizia e la sfida dell’autenticità nell’era digitale

Crepet non è l’unico a sottolineare i rischi di una società iperconnessa. Studi recenti mostrano come l’eccessivo affidamento sui social media possa contribuire a sentimenti di isolamento e a un indebolimento delle capacità relazionali. L’amicizia autentica, per Crepet, richiede uno sforzo che va oltre la semplice interazione online: implica un confronto sincero, il tempo trascorso insieme e la costruzione di una fiducia reciproca che non può essere replicata attraverso uno schermo.

Questa prospettiva porta a riflettere su quanto le piattaforme digitali stiano trasformando il nostro modo di vivere le relazioni. Mentre i social media possono facilitare il primo contatto o mantenere legami a distanza, rischiano di sostituire momenti fondamentali come il dialogo faccia a faccia e il sostegno emotivo tangibile, che sono essenziali per l’amicizia.

Il futuro delle relazioni umane tra reale e virtuale

In un contesto in cui il virtuale occupa uno spazio sempre maggiore nella vita quotidiana, è fondamentale rivalutare il ruolo delle relazioni autentiche. Crepet invita a recuperare il valore della prossimità e della condivisione reale, ricordando che l’amicizia, nella sua forma più pura, non può essere mediata da algoritmi o piattaforme. Il rischio, altrimenti, è quello di vivere in una società sempre più connessa, ma paradossalmente più sola.

L’analisi di Crepet e degli studiosi come Biscaldi e Matera offre spunti preziosi per comprendere come bilanciare i benefici dei social media con il bisogno intrinseco di relazioni autentiche. Solo attraverso questa consapevolezza sarà possibile preservare la qualità delle relazioni umane, costruendo legami che vadano oltre l’effimera logica del “mi piace”.

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