Sempre più episodi di violenza giovanile scuotono la società, portando alla luce una crisi educativa e relazionale che coinvolge famiglie, scuola e tecnologia. Lo psichiatra Paolo Crepet, intervistato da bimbisaniebelli.it, analizza le cause di questo fenomeno e propone cinque consigli pratici per invertire la rotta.
Crisi educativa nei giovani: adultizzati con genitori troppo permissivi, un mix esplosivo
Secondo Crepet, la violenza giovanile non è un fenomeno improvviso, ma il risultato di un lungo processo sociale. “Abbiamo adultizzato i ragazzi”, afferma, riferendosi al fatto che i giovani conducono una vita da adulti senza aver sviluppato il senso di responsabilità. Frequentano discoteche, consumano alcol e droghe, con il pieno avallo di genitori permissivi.
Questa “libertà senza freni” è il risultato dell’incapacità dei genitori di imporre regole e limiti. “Li chiamiamo ancora ‘minori’, ma in realtà lo sono solo per l’anagrafe, non per la vita che conducono”, sottolinea Crepet. A ciò si aggiunge il ruolo indebolito della scuola: insegnanti spesso disarmati di fronte a genitori iperprotettivi, che difendono i figli anche quando i loro comportamenti sono inaccettabili.
Violenza e stereotipi di genere: il caso delle ragazze
Un aspetto allarmante è il crescente coinvolgimento delle ragazze negli episodi di violenza. Crepet invita a superare gli stereotipi di genere: “Anche le giovani donne sono capaci di grande cattiveria”. Mentre la violenza maschile è spesso legata a vendetta o affermazione di potere, quella femminile si manifesta con modalità più subdole, come il bullismo psicologico e il cyberbullismo, alimentato da invidia e gelosia.
La tecnologia, definita da Crepet come una “moltiplicatrice di violenza”, amplifica questi comportamenti. Videogiochi che normalizzano la violenza e social network che creano isolamento emotivo contribuiscono a una pericolosa disconnessione relazionale.
La crisi educativa nei giovani: cinque consigli di Crepet per un cambiamento radicale
Per affrontare questa crisi, Paolo Crepet propone cinque azioni concrete per genitori ed educatori:
- Regolamentare l’uso della tecnologia: Limitare l’accesso ai videogiochi violenti e ai social network, imponendo regole chiare e tempi di utilizzo.
- Limitare gli ambienti non adatti ai minori: Evitare che i giovani frequentino luoghi come discoteche o contesti dove è più facile entrare in contatto con droghe e alcol.
- Ristabilire ruoli chiari in famiglia: Genitori ed educatori devono tornare a essere figure di riferimento, capaci di stabilire confini e regole.
- Ascoltare i segnali di disagio: Osservare e comprendere i segnali di malessere dei figli, creando un dialogo aperto e supportivo.
- Dare il buon esempio: I genitori devono essere modelli positivi, dimostrando coerenza tra ciò che predicano e ciò che fanno.
Una società più attenta e responsabile a partire dalla famiglia
Crepet conclude con un monito: “La mela non cade mai troppo lontano dall’albero”, ricordando che i comportamenti dei giovani riflettono spesso le dinamiche familiari. La sua analisi è un invito a ripensare il ruolo di genitori, insegnanti e tecnologia nella vita dei ragazzi, per restituire loro una crescita sana e adatta alla loro età. Solo attraverso regole, limiti e ascolto, si potrà sperare in una generazione più consapevole e responsabile.
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