La tecnologa alimentare ha escluso la possibilità che i piatti serviti costituissero un rischio microbiologico. Nonostante il piccolo numero di casi registrati nella scuola, il pasto in questione è stato somministrato anche in altri plessi scolastici della città, senza che si registrassero incidenti. Inoltre, la rapida comparsa dei sintomi, in alcuni casi a pochi minuti dal consumo del cibo, esclude la possibilità di una contaminazione di tipo microbiologico, che richiederebbe tempi di incubazione più lunghi. La Zambelli ha suggerito che la causa potrebbe essere da ricercare in una tossina preformata, ma ha anche affermato che tale ipotesi non è compatibile con gli alimenti consumati.
Le autorità competenti hanno già avviato una serie di indagini, per stabilire questa intossicazione alimentare, inclusa l’analisi dei pasti serviti e delle acque provenienti dall’impianto di microfiltrazione della scuola. Il sistema di filtrazione è stato recentemente manutenuto e sono stati eseguiti controlli regolari, come previsto dal contratto con il fornitore. I campioni di cibo e acqua sono stati conservati nel centro cottura e sono disponibili per eventuali ulteriori verifiche.
Nel frattempo, la situazione ha suscitato preoccupazione tra i genitori degli alunni, che temono un problema legato alla qualità dei pasti. Secondo quanto riportato, i sintomi si sono manifestati simultaneamente in vari bambini, nonostante avessero consumato piatti diversi. Alcuni dei bambini più gravi sono stati trasferiti in ospedali vicini, come Busto Arsizio e Legnano, mentre altri sono stati dimessi dopo una valutazione medica. L’indagine proseguirà per determinare l’esatta causa del malessere e stabilire se vi siano responsabilità legate alla gestione della mensa scolastica. Le autorità locali sono al lavoro per garantire la sicurezza degli studenti e fare chiarezza su quanto accaduto.