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Inquinamento ambientale: sviluppato il Supersensore per individuare le nanoplastiche nei mari e nei fiumi

Un team di ricercatori italiani ha sviluppato un supersensore contro l'inquinamento ambientale in grado di individuare le nanoplastiche nei mari e nei fiumi.

Un cumulo di rifiuti di plastica

Un team di ricercatori della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bolzano e dello Smart Materials Lab dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova ha sviluppato un innovativo supersensore contro l’inquinamento ambientale, in grado di individuare rapidamente e con precisione le nanoplastiche presenti nei corsi d’acqua e nei mari. Lo studio, pubblicato sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces, propone un sistema basato su nanotubi di carbonio che potrebbe rivoluzionare il monitoraggio dell’inquinamento marino e lacustre.

Il supersensore innovativo contro l’inquinamento ambientale: rapido, economico e versatile

Le nanoplastiche rappresentano una grave minaccia per gli ecosistemi acquatici e per gli organismi che vi abitano, a causa della loro capacità di trasportare contaminanti come il mercurio e altri metalli pesanti. Tuttavia, la loro rilevazione richiede ancora strumenti complessi e costosi, come le tecniche di spettroscopia. Da questa problematica è nata la ricerca guidata dal professor Andrea Gasparella dell’Università di Bolzano, con il contributo della giovane biotecnologa Giulia Elli e dei professori Paolo Lugli e Luisa Petti del Sensing Technologies Lab.

Il nuovo sensore, basato su un transistor a effetto di campo con nanotubi di carbonio, è facile da usare, veloce ed economico. Questa tecnologia offre un’alternativa più accessibile e pratica rispetto ai metodi tradizionali, permettendo di identificare la presenza di nanoplastiche in ambienti acquatici in tempi ridotti e con alta precisione.

I test di laboratorio e prossimi sviluppi

Attualmente, la ricerca è stata condotta in laboratorio, dove sono state simulate le caratteristiche dell’acqua di mare, fiume e lago per testare l’efficacia dei sensori in diversi ambienti salmastri e marini. I risultati preliminari sono promettenti: il sensore ha dimostrato una grande capacità di rilevazione delle particelle invisibili.

La fase successiva del progetto si sta svolgendo in Francia, presso L’Université Paris Cité, dove si sta perfezionando la selettività del sensore per individuare tipologie specifiche di nanoplastiche. L’obiettivo finale è quello di utilizzare questi sensori direttamente sul campo, installandoli a bordo di imbarcazioni per campionare corsi d’acqua o sezioni di mare. Questo consentirà un monitoraggio rapido e capillare, favorendo interventi tempestivi nelle aree più colpite.

Stop all’inquinamento ambientale dovuto alla plastica: un’emergenza globale

Il World Economic Forum ha lanciato un allarme significativo: entro il 2050, nei mari e negli oceani potrebbe esserci più plastica che pesci. Questa prospettiva rende urgente l’implementazione di strumenti efficaci per il monitoraggio e la riduzione dell’inquinamento.

Il nuovo approccio proposto dal team dell’Università di Bolzano potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro le nanoplastiche. La capacità di individuare rapidamente le particelle inquinanti nei mari, nei fiumi e nei laghi consentirà di sviluppare soluzioni più efficaci per la depurazione delle acque, tutelando così la salute degli ecosistemi acquatici e dei loro abitanti.

Con l’aumento costante delle plastiche nei mari, l’adozione di tecnologie innovative come questa diventa fondamentale per esplorare le aree ancora poco monitorate e prevenire ulteriori danni ambientali. Il sensore “ghostbuster” delle nanoplastiche è un passo avanti verso un futuro più sostenibile e una gestione responsabile delle risorse idriche globali.

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