La volontà di migliorare le proprie condizioni economiche si riflette nella disponibilità dei lavoratori a trasferirsi per un nuovo impiego. Il 58% degli intervistati si dice pronto a spostarsi in Italia, mentre il 44% valuta anche l’ipotesi di lavorare all’estero. Tra i più giovani (18-24 anni), questa propensione è particolarmente alta: il 61% sarebbe disposto a emigrare pur di guadagnare di più. La fascia di età tra i 25 e i 34 anni, invece, registra la percentuale più alta di persone pronte a trasferirsi in altre zone d’Italia (66%). Questo trend evidenzia l’urgenza per le aziende italiane di ripensare le proprie politiche retributive per trattenere i talenti e rimanere competitive.
Per le imprese italiane, queste statistiche rappresentano un chiaro segnale d’allarme. Come osserva Bonacchi, attrarre e trattenere i talenti richiede non solo un’attenzione alla cultura aziendale, al benessere dei dipendenti e alle opportunità di crescita professionale, ma anche un adeguamento delle retribuzioni in linea con il costo della vita e le competenze richieste. Offrire salari competitivi è fondamentale per garantire motivazione, produttività e fidelizzazione, rappresentando un investimento strategico per il successo a lungo termine. Sebbene altri fattori, come la sicurezza lavorativa e l’equilibrio tra vita privata e professionale, rimangano importanti, lo stipendio resta l’elemento cruciale per assicurare la soddisfazione e l’impegno dei lavoratori.