La bambina, già costretta a frequentare la scuola per un orario ridotto a causa delle sue difficoltà sensoriali con rumori e luci, si trova ulteriormente penalizzata. Spesso, quando sente il bisogno di andare in bagno vicino alla fine delle lezioni, il padre decide di non riportarla più a scuola, facendole così perdere importanti momenti di apprendimento e socializzazione. “A volte si trattiene per non lasciare la classe, ma questo la mette sotto ulteriore stress”, racconta Michael. La situazione, protrattasi per mesi, evidenzia come la mancata inclusione scolastica abbia conseguenze dirette sul benessere psicologico e fisico della bambina, oltre che sul quotidiano della famiglia.
Dopo molte richieste e il clamore mediatico, la scuola, rappresentata dalla Netherwood Academy, ha annunciato di voler intervenire. Un portavoce ha dichiarato che si stanno prendendo accordi per installare una seduta adeguata in almeno uno dei bagni. “L’obiettivo è ridurre l’ansia e lo stress della studentessa, garantendo un ambiente di uguaglianza e inclusione”, ha aggiunto il portavoce. Questa decisione rappresenta sicuramente un passo avanti, ma arriva solo dopo mesi di disagio per la famiglia. La vicenda sottolinea l’importanza di creare ambienti scolastici accessibili e inclusivi, garantendo che ogni studente possa frequentare la scuola senza barriere.
Questa storia mette in luce una realtà che molte famiglie affrontano quotidianamente: la difficoltà di ottenere supporti adeguati per i figli con bisogni speciali. Il diritto all’istruzione non dovrebbe essere limitato dalla mancanza di sensibilità o di risorse da parte delle istituzioni. Investire nell’inclusione scolastica significa non solo migliorare la qualità della vita degli studenti con disabilità, ma anche promuovere una società più equa e consapevole delle esigenze di tutti.