Nell’occasione dell’evento di qualche giorno fa la Scuola, invece, si è espressa chiaramente e ha detto in maniera compatta e decisa che non vuole un sistema che mercifica l’istruzione e continua a trattare docenti ormai veterani come lavoratori stagionali.
A questo punto risulta chiaro a tutti che il progetto avviato dalla riforma Bianchi e passato attraverso gli step del PNRR, sia totalmente inadeguato e vada assolutamente rivisto, sotto l’aspetto della formazione ma soprattutto sotto quello del reclutamento.
D’altronde, la Commissione Europea ha appena deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’UE proprio perché il nostro Paese ha abusato in maniera reiterata dei contratti a termine per i docenti, nonostante si continuasse a raccontare la storia che fosse l’Europa a impedire in qualche modo la stabilizzazione dei precari.
Oggi è necessario che la risposta del MIM, alla situazione che si è delineata, vada incontro alle richieste dell’Europa e della stessa Scuola Italiana, ossia, non si può assolutamente ammettere che venga ulteriormente peggiorata la condizione lavorativa dei docenti precari.
Se ci fosse stata la reale volontà, da parte del Ministero dell’Istruzione, di adeguarsi alle richieste unanimemente ricevute sia dagli addetti ai lavori sia da una struttura sovranazionale come l’UE, di cui non si può far parte solo a convenienza, la risposta non potrebbe essere, come invece è stata, un generico “Abbiamo chiesto maggiore flessibilità…”.
Invece, il rispetto delle istituzioni europee, ma anche e soprattutto delle idee su cui converge tutto il personale della Scuola, deve portare a dichiarare fermamente il proprio NO all’avvio dell’ennesima procedura concorsuale che causerebbe un drammatico ulteriore aggravamento del problema del precariato.
Ormai, ciò che è stato fatto è stato fatto e la situazione attuale risulta già abbastanza compromessa a causa di scelte che si sono rivelate palesemente sbagliate.
Innanzitutto sono stati svolti i concorsi (in verità, in parte sono ancora in alto mare), e ciò ha causato un numero esorbitante di idonei che giustamente non hanno alcuna intenzione di ripetere di nuovo l’ennesima procedura concorsuale simile alle precedenti.
D’altra parte, giusti o sbagliati che siano, sono stati avviati, e in parte anche conclusi, i tanto agognati corsi abilitanti voluti dall’Europa e formalizzati dagli ultimi governi, a prescindere dalla loro appartenenza a differenti correnti politiche, e questo ci ha permesso di cominciare a metterci in linea con gli standard richiesti a livello internazionale sulla formazione degli insegnanti.
Ora, cosa si farà con questi docenti abilitati? Verranno di nuovo messi di fronte a concorsi nozionistici simili a quelli già superati in altre occasioni, che metteranno ancora sullo stesso piano docenti che lavorano da anni con persone che si sono appena avvicinate al mondo della scuola ma che si sono “fortunatamente” accaparrata un’abilitazione? E come si risolverebbe, in questo caso, il problema della reiterazione di contratti a termine che ci ha portati davanti alla Corte di Giustizia Europea?
Se veramente ci fosse la volontà politica, la Task Force della Commissione Europea non avrebbe alcun problema a rivedere il cronoprogramma di adeguamento al PNRR ed i suoi contenuti formali, proprio perché l’Italia, stabilizzando i “veri” precari, starebbe immediatamente correggendo quegli errori commessi che hanno portato la stessa Commissione a deferirla alla Corte di Giustizia.
Quindi, siamo noi a non essere flessibili sul reclutamento e non l’Europa, che invece accoglierebbe a braccia aperte una nostra modifica del sistema previsto dal PNRR orientata a combattere il precariato cronico.
La soluzione, semplicissima, è stata già proposta ed è alla base della protesta della Scuola:
Se poi non si vuol capire non si capisca, ma prendiamo coscienza che tutti sono d’accordo su questa soluzione tranne chi dovrebbe assumersi la responsabilità di prendere una decisione politica che andrebbe incontro alle richieste del Paese e, allo stesso tempo darebbe una risposta concreta al monito dell’Europa che già ci ha prospettato pesantissime ulteriori sanzioni a carico di tutti i cittadini italiani, come se non bastasse già l’enorme debito pubblico accumulato da questo e dai precedenti governi.
Basta iniziative dettate da intenti propagandistici! Basta scelte mirate ad ottenere esclusivamente un ritorno sul piano elettorale!
La Scuola serve unicamente a migliorare il futuro del Paese e non ad assecondare meri interessi politici personali o logiche di partito!