Home Lavoro Pensioni Il governo Meloni e la riforma Fornero: perché Quota 103 non è...

Il governo Meloni e la riforma Fornero: perché Quota 103 non è un’alternativa vincente

Il governo Meloni conferma Quota 103, ma i numeri restano bassi. Penalizzazioni e calcolo contributivo rendono poco vantaggioso il pensionamento anticipato.

Riforma Pensioni

Il governo Meloni non ha mantenuto le promesse elettorali sulla riforma della legge Fornero, come sottolineato anche dal presidente dell’INPS, Gabriele Fava, durante l’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. In particolare, Fava ha esaminato l’efficacia di Quota 103, la misura su cui il governo ha puntato per rendere più flessibile il pensionamento anticipato, rispetto ai requisiti stringenti della legge Fornero.

Con Quota 103, i lavoratori possono andare in pensione con cinque anni di anticipo, ma la conferma di questa misura anche per il 2024 ha evidenziato diversi limiti, soprattutto in termini di adesione. I numeri parlano chiaro: solo 1.400 persone hanno scelto questa opzione nel 2023, un numero ben lontano dalle oltre 23.000 uscite dell’anno precedente e insignificante se rapportato alle oltre 830.000 uscite annuali dal mercato del lavoro.

Penalizzazioni di Quota 103 e scarsa convenienza economica

Il calo di interesse per Quota 103 si deve principalmente alla penalizzazione sull’assegno pensionistico derivante dal ricalcolo contributivo, introdotta con la nuova legge di Bilancio. A differenza delle versioni precedenti, infatti, il governo Meloni ha stabilito che chi utilizza Quota 103 dovrà accettare un ricalcolo interamente contributivo, con un impatto negativo sull’importo della pensione.

Questo metodo di calcolo, meno vantaggioso rispetto al sistema retributivo, riduce l’ammontare dell’assegno, poiché tiene conto esclusivamente dei contributi versati e non della media degli ultimi stipendi. Inoltre, fino al compimento dei 67 anni, l’importo della pensione non può superare cinque volte il trattamento minimo, corrispondente a una soglia di circa 3.000 euro lordi.

Questa combinazione di fattori ha portato molti lavoratori a rinunciare a Quota 103, come ha dichiarato anche Fava: “La scarsa convenienza del calcolo contributivo rende poco attrattivo il pensionamento anticipato”.

La legge Fornero e il disincentivo del sistema contributivo

Il sistema contributivo introdotto con la legge Fornero nel 2012 rappresenta un altro deterrente per chi considera il pensionamento anticipato. L’effetto cumulativo di questo sistema impatta in due modi sfavorevoli per chi va in pensione in anticipo. Da un lato, un numero minore di anni di contributi versati riduce il montante contributivo accumulato.

Dall’altro, il coefficiente di trasformazione del montante in pensione risulta inferiore per i lavoratori che scelgono di uscire anticipatamente dal mercato del lavoro. In parole semplici, chi sceglie di andare in pensione prima dei 67 anni riceve un assegno inferiore rispetto a chi decide di proseguire.

Lo stesso Fava ha spiegato come il sistema contributivo stia diventando sempre più dominante e, di conseguenza, renda meno vantaggioso il pensionamento anticipato per i lavoratori con una consistente parte della loro pensione calcolata con questo metodo.

La Lega e la promessa manca: la “vittoria” di Elsa Fornero

Nonostante le promesse di Matteo Salvini di eliminare la legge Fornero, l’attuale governo non ha prodotto un’alternativa soddisfacente. Salvini aveva fatto della lotta alla riforma Fornero uno dei pilastri della campagna elettorale della Lega, accusando ripetutamente l’ex ministra Elsa Fornero di aver introdotto un sistema troppo rigido.

Oggi, però, Fornero si prende una rivincita, sottolineando come il governo stia facendo l’opposto di quanto promesso. Durante un’intervista a Tagadà su La7, Fornero ha affermato: “Il governo adesso sta facendo esattamente l’opposto di quanto dichiarato in campagna elettorale”, aggiungendo ironicamente che “Salvini è uno studente restio a capire”.

Anche altre misure, come l’Ape Sociale e Opzione Donna, che il governo ha riconfermato, hanno subito modifiche restrittive: rispettivamente, l’aumento dell’età di accesso di 5 e 12 mesi.

Exit mobile version