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IA e mercato del lavoro, Focus Censis: 6 milioni di posti a rischio in Italia entro il 2035

Entro il 2035, 6 milioni di lavoratori italiani potrebbero essere sostituiti dall’Intelligenza Artificiale (IA). Quali settori sono più a rischio? Scopriamolo.

Intelligenza Artificiale

Secondo il Focus Censis Confcooperative, entro il 2035 l’Intelligenza Artificiale (IA) potrebbe sostituire fino a 6 milioni di lavoratori italiani, mentre altri 9 milioni dovranno integrare le nuove tecnologie nelle proprie mansioni. Il livello di esposizione alla sostituzione aumenta con il grado di istruzione, con un impatto maggiore sulle donne, a causa della loro maggiore rappresentanza nelle professioni più a rischio. Tuttavia, l’IA non porta solo criticità: il report evidenzia come questa tecnologia potrebbe incrementare la produttività e generare una crescita del PIL fino a 38 miliardi di euro nei prossimi dieci anni (+1,8%).

Le professioni più a rischio e quelle più complementari all’IA

Lo studio individua le categorie professionali più esposte alla sostituzione da parte dell’IA, con un impatto rilevante su matematici, contabili, tecnici della gestione finanziaria, tecnici statistici, esperti in calligrafia, economi e tesorieri. Altri settori colpiti includono periti, valutatori di rischio, liquidatori e tecnici del lavoro bancario.

Dall’altro lato, alcune figure professionali potranno integrare l’IA senza esserne sostituite: tra queste rientrano dirigenti finanziari, notai, avvocati, magistrati, specialisti in sistemi economici, psicologi e archeologi. Secondo Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, questi dati indicano la necessità di un cambio di paradigma, con l’IA al servizio del lavoratore e non viceversa.

Istruzione e genere: il gender gap si accentua con l’IA

Il livello di istruzione gioca un ruolo chiave nel grado di esposizione al cambiamento portato dall’IA. Il 54% dei lavoratori ad alto rischio di sostituzione possiede un diploma superiore, mentre il 33% ha una laurea. Viceversa, tra coloro che integreranno l’IA senza esserne sostituiti, il 59% è laureato. Questo fenomeno impatta in misura maggiore le donne, che rappresentano il 54% dei lavoratori a rischio sostituzione e il 57% di quelli ad alta complementarità con l’IA. Di conseguenza, il divario di genere nel mercato del lavoro rischia di ampliarsi ulteriormente.

Italia in ritardo nell’adozione dell’IA rispetto all’Europa

Nel 2024, solo l’8,2% delle imprese italiane ha adottato strumenti di IA, contro una media UE del 13,5%. Paesi come Germania (19,7%), Spagna (11,3%) e Francia (9,91%) risultano più avanzati. Il ritardo è evidente soprattutto nei settori commerciale e manifatturiero, dove l’Italia registra livelli di adozione inferiori alla media europea.

Gli investimenti in ricerca e sviluppo confermano questo trend: l’Italia destina appena l’1,33% del PIL, rispetto alla media UE del 2,33%, con l’obiettivo comunitario di raggiungere il 3% entro il 2030. La Germania ha già superato questa soglia con un 3,15%, mentre la Francia si attesta al 2,18%. La prevalenza di microimprese e PMI nel sistema produttivo italiano rappresenta un ulteriore freno agli investimenti nel settore.

Automazione e previsioni per il 2030: il 27% delle ore lavorate sarà automatizzato

Le previsioni per il 2030 stimano che circa il 27% delle ore lavorate in Europa verrà automatizzato, con i settori più esposti rappresentati da ristorazione (37%), supporto d’ufficio (36,6%) e produzione (36%). Al contrario, settori come sanità e management subiranno un impatto minore.

Secondo il Censis, il 20-25% dei lavoratori utilizza già strumenti di IA sul posto di lavoro, principalmente per scrittura di e-mail (23,3%), messaggi (24,6%), stesura di rapporti (25%) e creazione di CV (18,5%). L’utilizzo è più diffuso tra i giovani, con il 35,8% dei lavoratori tra i 18 e i 34 anni che usa l’IA per i rapporti di lavoro, rispetto al 23,5% degli over 45.

L’evoluzione del mercato del lavoro dipenderà dall’Intelligenza Aertificiale

L’Intelligenza Artificiale sta ridisegnando il mercato del lavoro italiano, con un impatto significativo su milioni di occupati. Il rischio di sostituzione è maggiore per le professioni altamente automatizzabili e per le categorie con istruzione superiore, con effetti più accentuati sulle donne.

Tuttavia, se integrata correttamente, l’IA può rappresentare un’opportunità per aumentare la produttività e la competitività del sistema economico. L’Italia deve accelerare gli investimenti in ricerca, sviluppo e formazione per colmare il divario con gli altri paesi europei e garantire una transizione equa nel mondo del lavoro.

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