sabato, 22 Febbraio 2025
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Gli insegnanti di sostegno in Italia: l’analisi dell’economista Carlo Cottarelli

Le sfide degli insegnanti di sostegno in Italia, tra numeri record e disuguaglianze territoriali, secondo Carlo Cottarelli. Proposte per un sistema inclusivo.

Nonostante l’Italia abbia raggiunto traguardi record nel numero di insegnanti di sostegno (IdS), il sistema educativo nazionale mostra ancora notevoli limiti. A un incremento delle risorse umane non corrisponde un miglioramento della qualità del servizio offerto, come sottolineato dall’economista Carlo Cottarelli. Secondo lui, la domanda che ci si deve porre non è tanto se il sistema sia inclusivo, ma se la sua efficienza possa essere messa in discussione.

L’insegnante di sostegno: una figura fondamentale, ma sotto pressione

Il ruolo dell’insegnante di sostegno è cruciale per garantire l’inclusione degli studenti con disabilità nelle scuole ordinarie. Tuttavia, il sistema italiano sembra non essere in grado di rispondere appieno agli obiettivi della legge 104/1992, che promuove lo sviluppo delle potenzialità degli studenti con disabilità. I numeri parlano chiaro: se da un lato gli IdS sono aumentati, dall’altro molti di loro sono precari e privi di una formazione adeguata.

Numeri e squilibri territoriali degli insegnanti di sostegno

Nel 2022-2023, il numero degli insegnanti di sostegno ha raggiunto quota 217.796, un incremento del 163% rispetto al 2003-2004. Tuttavia, questo aumento non ha portato a un miglioramento nella qualità dell’inclusione. Circa il 59% degli IdS è precario e il 30% non ha una formazione specifica. Inoltre, le disparità territoriali rimangono un problema: al Sud, ad esempio, la figura dell’insegnante di sostegno è più diffusa, ma spesso meno qualificata rispetto al Nord, dove molti IdS sono privi di specializzazione.

L’origine dei problemi: formazione e precariato

Il sistema di formazione degli insegnanti di sostegno presenta gravi carenze. Per diventare IdS, è necessario un lungo percorso di studi che include una laurea magistrale e il Tirocinio formativo attivo (Tfa), ma l’accesso a questi corsi è limitato e disomogeneo. La maggior parte dei posti disponibili si concentra al Sud, con una riduzione delle opportunità al Nord. Inoltre, il 59% degli IdS è a tempo determinato, con punte che arrivano al 70% al Nord, creando instabilità nel sistema educativo e riducendo la continuità didattica per gli studenti.

L’Italia a confronto con l’Europa sugli insegnanti di sostegno

Sebbene l’Italia sia tra i pochi paesi europei a garantire una quasi totale inclusione degli studenti con disabilità nelle classi ordinarie, i risultati non sono sempre soddisfacenti. Il 29,5% delle persone con disabilità tra i 18 e i 24 anni non ha conseguito nemmeno il diploma di scuola secondaria di primo grado, un dato che evidenzia le difficoltà nell’accesso a una formazione di qualità.

Proposte di riforma: verso un sistema più inclusivo

Per migliorare la situazione, diverse riforme sono state proposte. Una delle più promettenti è quella della “cattedra inclusiva”, che punta a una collaborazione stretta tra insegnante di sostegno e docente curricolare, per ridurre la dipendenza da figure specializzate e promuovere un’integrazione più efficace. Un altro passo importante sarebbe la stabilizzazione del personale precario e l’ampliamento dei corsi di specializzazione, oggi insufficienti e troppo costosi. Infine, si suggerisce una revisione delle modalità di assegnazione degli IdS, per garantire una distribuzione più equa tra le diverse regioni. L’obiettivo non è solo aumentare il numero degli IdS, ma anche garantire che siano adeguatamente formati e stabilizzati, per rendere il sistema scolastico italiano realmente inclusivo e all’altezza delle sfide contemporanee.

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