Ogni fase, dal bando alla graduatoria finale, richiede tempi lunghi per garantire la regolarità del processo. L’adozione di test a risposta multipla per accorciare i tempi non ha prodotto risultati significativi, e le tempistiche complessive restano ancora un problema da risolvere.
Se i concorsi per docenti presentano difficoltà, quelli per dirigenti scolastici e dirigenti tecnici si rivelano ancora più complessi. Le procedure per selezionare i futuri dirigenti scolastici richiedono in media almeno tre anni, a patto che non insorgano intoppi legati a ricorsi o problematiche amministrative.
Per quanto riguarda i dirigenti tecnici, il completamento del concorso potrebbe slittare addirittura al 2027, considerando che il precedente ha richiesto oltre cinque anni. Questa situazione riflette la necessità di un’azione organizzativa più snella e di risorse dedicate.
Nonostante il piano ambizioso del Ministro, una parte consistente della comunità scolastica non sembra condividere l’entusiasmo per i concorsi ravvicinati. L’esempio più recente è rappresentato dalle polemiche legate al concorso PNRR2, che ha suscitato malumori tra i vincitori delle precedenti procedure. La mancanza di graduatorie a esaurimento o di una pianificazione chiara ha alimentato tensioni tra gli aspiranti docenti e i professionisti già in servizio, mettendo in evidenza le difficoltà di conciliare esigenze diverse all’interno del sistema.
Il piano dei concorsi rappresenta certamente una tappa importante per il rilancio della scuola italiana, ma richiede interventi strutturali per affrontare le criticità evidenziate. Procedure più snelle, maggiore chiarezza normativa e una gestione trasparente dei concorsi potrebbero rendere il sistema più efficiente e soddisfacente per tutti gli attori coinvolti. Valditara può legittimamente essere soddisfatto dei traguardi raggiunti, ma il percorso per ottenere un consenso unanime da parte della comunità scolastica appare ancora lungo.