I precari dell’università denunciano un sistema che da anni rende il loro percorso professionale incerto e instabile. Tra le principali problematiche sollevate, vi sono il sottofinanziamento cronico dell’università pubblica, l’aumento delle posizioni a tempo determinato e le riforme che rischiano di rendere ancora più difficile la stabilizzazione.
“I tagli al fondo di finanziamento ordinario e la riforma Bernini peggioreranno ulteriormente la situazione”, spiegano i manifestanti. “Anche se attualmente sospesa, questa riforma non è stata ritirata e rischia di moltiplicare ulteriormente le figure precarie nel percorso accademico. Oggi, solo un decimo di chi ottiene un dottorato riesce a ottenere una stabilizzazione”.
A destare particolare preoccupazione sono anche i finanziamenti ridotti: nell’ultimo anno, l’Università di Genova ha visto un taglio di 14 milioni di euro. I precari accusano una progressiva “dismissione dell’università pubblica” e chiedono un’azione più decisa da parte delle istituzioni accademiche.
Il rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, ha cercato di rassicurare i manifestanti, riconoscendo la criticità della situazione. “Noi appartenenti alla comunità accademica abbiamo vissuto fasi di precariato, quindi comprendiamo benissimo la loro posizione”, ha dichiarato. “Si fa questo mestiere per vocazione e passione, ma è vero che il precariato è una costante del mondo universitario italiano. Faremo il possibile per dare continuità al lavoro di queste figure fondamentali per l’ateneo”.
Sulla questione dei fondi, il rettore ha offerto una prospettiva più ottimista: “Nel 2025 il finanziamento ordinario dovrebbe tornare ai livelli del 2023. A maggio avremo un quadro più chiaro, ma sono fiducioso che l’università potrà riprendere con un supporto economico adeguato“.