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Generazione Alpha: social, dipendenze e insoddisfazioni

 La Generazione Alpha, nata dopo il 2010, utilizza in modo massiccio i social network, con preoccupazioni crescenti su dipendenza e immagine corporea.

generazione alpha

La Generazione Alpha, composta da ragazzi nati dopo il 2010, è la prima generazione a crescere completamente immersa nel mondo digitale, accedendo ai social network in modo precoce, spesso senza raggiungere l’età minima richiesta per iscriversi. Nonostante la normativa italiana preveda che l’età minima per utilizzare piattaforme come TikTok o Instagram sia compresa tra i 13 e i 14 anni, molti di questi giovani vi accedono ben prima.

Utilizzo dei Social in forte aumento

Secondo la ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute dell’Università di Cassino, i ragazzi utilizzano in media cinque piattaforme social, un numero che aumenta con l’età. YouTube è la piattaforma più utilizzata con l’86% dei rispondenti che vi accede, seguita da WhatsApp con il 95.72% degli utenti.

TikTok e Instagram, con il 76.74% e 69.86% rispettivamente, sono tra le piattaforme più popolari, ma non dominano la scena come si potrebbe pensare. Un dato interessante è l’uso prevalentemente passivo che i ragazzi fanno di queste piattaforme: guardano video, foto e contenuti creati da altri, piuttosto che produrre e condividere contenuti propri.

Questa modalità passiva di fruizione è emblematica di un nuovo tipo di socializzazione digitale, dove la condivisione diretta sembra meno importante rispetto alla semplice osservazione e interazione con contenuti altrui, in particolare influencer e streamer. Questo rappresenta una differenza chiave rispetto alla Generazione Z, che invece tende a essere più attiva nella creazione e condivisione di contenuti sui social.

Dipendenza e rischi connessi all’uso prolungato da parte della generazione alpha

L’uso esteso e prolungato dei social network da parte della Generazione Alpha ha sollevato preoccupazioni in merito ai rischi di dipendenza. La ricerca ha utilizzato la Bergen Social Media Addiction Scale (BSMAS), uno strumento che misura il grado di dipendenza dai social media, e ha rilevato che l’11.78% dei ragazzi supera la soglia di dipendenza. Questo fenomeno è particolarmente accentuato tra le ragazze, che mostrano punteggi di dipendenza più elevati rispetto ai ragazzi.

In particolare, il 16.07% delle ragazze ha riportato valori vicini alla soglia critica della scala, rispetto al 13.05% dei ragazzi. Tra coloro che superano la soglia di dipendenza, il 58% è costituito da ragazze, suggerendo che vi sia una maggiore vulnerabilità femminile verso l’uso problematico dei social media.

L’uso eccessivo dei social non solo porta a dipendenza, ma è correlato a una diminuzione dell’intelligenza emotiva, specialmente quando l’uso dei social supera le due ore al giorno. Questo si riferisce alla capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Anche se l’uso moderato non sembra avere impatti negativi significativi, è l’esposizione prolungata a causare effetti dannosi sullo sviluppo emotivo dei ragazzi.

Controllo parentale e responsabilità educativa per la nuova generazione

Il controllo dei genitori sulle attività online dei propri figli risulta ancora parziale e in molti casi inadeguato. Il 43.5% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di non essere soggetto a nessuna forma di controllo parentale quando utilizza internet, con questa percentuale che aumenta man mano che i ragazzi crescono: dal 32.92% tra gli studenti di prima media fino al 57% tra quelli di terza media.

Quando si tratta dei profili social, i genitori sembrano avere un maggiore grado di consapevolezza, con il 68.7% dei ragazzi che afferma che i propri genitori conoscono tutti i loro profili social. Tuttavia, c’è ancora un 6.57% che afferma che i propri genitori non sono a conoscenza di alcun profilo che possiedono. Questo indica che, nonostante una maggiore vigilanza rispetto al passato, esistono ancora aree non monitorate che permettono ai ragazzi di navigare sui social senza supervisione adeguata.

Secondo Simone Digennaro, Professore Associato in Pedagogia e coordinatore della ricerca, l’educazione digitale deve diventare una priorità, non solo per i ragazzi ma anche per i genitori e gli educatori. La tecnologia non va demonizzata, ma sfruttata come strumento di crescita e apprendimento. Il divieto totale dell’uso dei telefoni, come proposto dal ministro Valditara, non risolve il problema, sostiene Digennaro: è necessario invece educare a un uso sano e consapevole della tecnologia.

Insoddisfazione corporea e l’influenza dei social sulle ragazze

Un tema particolarmente preoccupante emerso dalla ricerca è l’aumento dell’insoddisfazione corporea tra le ragazze a causa dell’utilizzo dei social network. Le piattaforme come Instagram, TikTok e Pinterest promuovono ideali estetici irraggiungibili, spingendo molte ragazze a confrontarsi negativamente con l’immagine di corpi perfetti che vedono online. L’uso di questi social è infatti associato all’interiorizzazione dell’ideale di un corpo magro, un fenomeno che è stato riscontrato più tra le ragazze che tra i ragazzi.

Le ragazze che utilizzano BeReal, Instagram e TikTok presentano valori più alti di insoddisfazione corporea rispetto ai ragazzi, che sembrano essere meno influenzati da questi modelli. Anche Pinterest risulta avere un impatto significativo in questo senso, specialmente per quanto riguarda il desiderio di apparire attraenti e conformarsi a standard di bellezza idealizzati.

È importante notare che, nonostante questa pressione estetica, meno del 20% dei ragazzi e delle ragazze pubblica frequentemente foto o video di sé sui social, con il 49% che dichiara di non farlo mai e il 26% che lo fa raramente. Questo dimostra una certa resistenza o inibizione nell’esporre la propria immagine pubblicamente, forse proprio a causa di queste insicurezze.

La sfida educativa: non vietare, ma educare

L’educazione digitale deve affrontare nuove sfide, soprattutto in relazione alla Generazione Alpha, che ha avuto un accesso precoce e continuo alla tecnologia e ai social network. Come afferma Simone Digennaro, l’obiettivo non dovrebbe essere quello di vietare l’uso dei social, ma di trovare modi per favorire un utilizzo sano e produttivo.

I social media offrono opportunità di apprendimento e di connessione, ma è fondamentale che educatori e genitori comprendano i rischi associati all’uso eccessivo e poco consapevole di queste piattaforme. In particolare, è necessario insegnare ai giovani a sviluppare una maggiore consapevolezza critica rispetto ai contenuti che consumano e a gestire le proprie emozioni in un contesto digitale spesso superficiale e idealizzato.

In definitiva, l’educazione deve adattarsi alle esigenze e alle peculiarità della Generazione Alpha, integrando la tecnologia nel processo formativo senza rinunciare a promuovere un benessere psicologico ed emotivo che sia solido e duraturo.

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