Ecco cosa riporta il testo integrale della nota a tal proposito: “Il personale docente in questione, per l’anno scolastico 2021/2022, sarà invitato a frequentare un percorso di formazione su tematiche inclusive, secondo quanto previsto dal DM 188 citato tenendo conto delle indicazioni fornite con la presente nota e rivolta alle scuole polo per la formazione che avranno il compito di organizzare le attività formative“.
La FLC CGIL su questo aspetto ha immediatamente espresso il suo più totale dissenso visto che la disposizione contenuta nella nota (l’obbligo della formazione di 25 ore) non comporta nessun tipo di esonero dal servizio da parte dei docenti interessati. Non solo, ma lo stesso sindacato di categoria richiede che tali ore fi formazione vengano comprese negli obblighi di servizio e quindi rientrino all’interno dell’attuale pacchetto di 40 ore destinate alle attività funzionali all’insegnamento (art. 29 del CCNL/2007).
Anche la Cisl Scuola è dello stesso parere e ha chiesto di individuare le soluzioni più adeguate affinché l’impegno di formazione rientrino tra gli obblighi di servizio. La stessa sigla sindacale inoltre ha chiesto delucidazioni in merito all’attività valutativa e sui test al termine del corso di formazione. L’Amministrazione in merito al quesito ha dichiarato: “si tratta di una modalità di raccolta dati sull’efficacia del corso, l’attività di rilevazione potrebbe anche essere anonima“.
Anche la Uil Scuola ha mostrato le stesse perplessità degli altri colleghi ed ha dichiarato: “le ore di formazione, che il vigente contratto stabilisce come un diritto, non possono essere svolte al di fuori dall’orario di servizio e comunque fuori dagli obblighi di lavoro, che al momento sono stabiliti dal contratto: devono rientrare nelle ore di insegnamento e quelle funzionali all’insegnamento. Queste ultime deliberate dal collegio dei docenti. Qualsiasi altro impegno al di fuori di questi obblighi contrattuali deve essere retribuito“.
Il sindacato FGU-Gilda degli Insegnanti, infine, chiede la retribuzione oraria delle attività di formazione, affermando che: “Se non rientra tra gli obblighi contrattuali, la formazione deve essere retribuita, come del resto affermano le numerose sentenze, compresa quella della Cassazione. Registriamo una grande confusione nelle scuole e il rischio concreto di un robusto contenzioso“. E aggiunge: “Un altro problema è dato dalle tempistiche, infatti il termine di novembre non è sicuramente possibile da rispettare dato il contesto di questo inizio di a.s. 2021/2022“.
Sulla questione della retribuzione posta dalla FGU- Gilda il Ministero dell’Istruzione non ha escluso un clamoroso rinvio della scadenza oltre il mese di novembre.