Attenzione però: quelle ore di frequenza, secondo la Corte di Cassazione, andrebbero decurtate dalle 40 ore di attività funzionali all’insegnamento. Si, proprio così. In tal senso quindi, se ciascun docente partecipasse a tutti i corsi di formazione a cui oggi è costretto a prendere parte, otterrebbe una decurtazione sostanziosa dei propri impegni in orario antimeridiano e funzionali all’insegnamento.
Il quotidiano ItaliaOggi affronta questo argomento in maniera esaustiva. Qualche giorno fa anche Orizzontescuola riprende l’indiscrezione, tanto da fare trapelare un ulteriore aspetto che finora nessuno aveva messo in evidenza. Secondo la nota testata giornalistica, alla drastica riduzione di impegni degli insegnanti potrebbe sommarsi anche un vantaggio economico: visto che queste ore risulterebbero delle vere e proprie attività aggiuntive di non insegnamento (art. 88, comma 2, lettera “d”), le ore eccedenti le 40 dovrebbero essere retribuite attraverso il Fondo di Istituto con un compenso orario pari a € 17,50.
Ognuno tragga le proprie riflessioni da quanto enunciato dalla Sentenza della Corte di Cassazione. Certo è che oggi a scuola esiste una situazione insostenibile, in riferimento ai ripetuti impegni pomeridiani che poco hanno a che fare con il buon senso e con i diritti dei lavoratori sanciti nel contratto collettivo. Le Dirigenze dovranno prima o poi rivedere i propri piani degli impegni annuali, riducendo drasticamente gli appuntamenti collegiali, cercando in extremis di limitare questi ultimi allo stretto indispensabile, pena l’esborso consistente di compensi al personale scolastico per attività aggiuntive non riconducibili all’insegnamento.