La prima domanda che si pone un docente che svolge (anche occasionalmente) questa attività è la seguente: mi conviene o meno dichiarare ai fini fiscali questa prestazione supplementare?
Secondo gli esperti (commercialisti e fiscalisti) la flat tax su questo tipo di prestazione converrebbe parecchio agli insegnanti. Oggi, molti di loro svolgono, nella totale illegalità, questo tipo di attività, correndo spesso il rischio di un controllo fiscale e della relativa denuncia. Di contro, chi ha deciso finora di dichiarare questi compensi, ha visto aumentare notevolmente il proprio imponibile, superando a volte anche le aliquote relative agli scaglioni Irpef già stabiliti. Pertanto, regolarizzare la propria posizione fiscale conviene indubbiamente per superare de facto questi duplici aspetti.
Tutti gli insegnanti che decideranno di aderire a questo regime di tassazione pagheranno la flat tax al 15% sui compensi derivati da ripetizioni e lezioni private, già a partire dal 1° gennaio 2019. Nello specifico, la Flat tax (meglio nota come tassa bassa) non è altro che “un’imposta fissa sostitutiva di aliquote e/o scaglioni Irpef, con cui si potrà pagare solo il 15% dei redditi dichiarati”. In poche parole questo regime fiscale cancella di fatto gli scaglioni.
Il Governo ha deciso di ampliare il target dei contribuenti, attraverso l’introduzione di alcuni particolari requisiti. Per tale ragione a poter usufruire di questa tipologia di tassazione non sono solo gli insegnanti, ma anche i lavoratori titolari di partita IVA con fatturati che raggiungono e non oltrepassano la soglia di 65.000 euro.
Per gli insegnanti invece, la norma sulla flax tax prevede la sua applicazione esclusivamente per tutti i docenti titolari di cattedre presso gli Istituti scolastici nazionali di ogni ordine e grado (con contratto a tempo indeterminato).
Dal punto di vista burocratico tali docenti saranno anche obbligati a comunicare alla propria Amministrazione lo svolgimento collaterale dell’attività di insegnamento privato (esercizio di attività extra professionale di natura didattica). Tuttavia, è bene precisare anche che la stessa Amministrazione, nella persona del Dirigente Scolastico, dovrà effettuare una puntuale verifica sulla sussistenza o meno di motivi ostativi che potrebbero dar luogo a gravi casi di incompatibilità.
Dal punto di vista fiscale, infine, per quei docenti che aderiranno a questo regime di tassazione (15%), rimarrà invariato tutto ciò che attiene alle regole in relazione alle scadenze e ai versamenti previsti per la normale tassazione fiscale Irpef.
Il sistema fiscale appena illustrato potrebbe andare bene nei paesi Scandinavi ma non certo qui in Italia, dove il problema del sommerso ha una sola motivazione: gli stipendi degli insegnanti sono bassi!
Detto questo, una validissima alternativa alla norma proposta dal Governo giallo verde è quello che finora avviene nella quotidianità: gli insegnanti continueranno a svolgere questo doppio lavoro così come hanno svolto sinora, ovvero “in nero“. Diciamo questo in quanto qualsiasi norma esista, la stessa verrà rispettata (specialmente in Italia) solo se funziona davvero il sistema dei controlli e quello sanzionatorio. In mancanza di queste peculiarità, qualsiasi norma verrà ‘regolarmente’ raggirata, diventando di fatto solo ‘aria fritta’.