Home Scuola Formazione FIT, Fedeli: “Laurea e Concorso non bastano per idoneità insegnamento" (1° PARTE)

FIT, Fedeli: “Laurea e Concorso non bastano per idoneità insegnamento" (1° PARTE)

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La ministra Valeria Fedeli ha avuto modo di confermare la sua ottimistica opinione circa l’entrata in vigore del Decreto Ministeriale n.59 del 13 aprile 2017, ovvero quello riguardante le nuove modalità di accesso al ruolo di insegnante, conosciuto meglio con l’acronimo FIT. (PRIMA PARTE)

Prima del FIT una ‘fase transitoria’ per molti docenti plurititolati ma poco inclini alla socializzazione

Questa norma – secondo la Fedeli – regolamenterà, attraverso un chiaro e trasparente percorso, l’ingresso nel mondo del lavoro dei futuri formatori. Prima di questa novità diventa fondamentale però procedere ad un’ulteriore fase denominata appunto ‘transitoria’: questo periodo, propedeutico alle procedure previste in futuro, dovrà garantire ed assicurare il completo ‘svuotamento’ degli elenchi dei docenti presenti oggi in parecchie graduatorie, in particolare: gli insegnanti presenti nelle GaE (ex permanenti), i docenti presenti nelle graduatorie di merito del concorso, coloro in possesso del titolo di abilitazione e, infine, quelli con tre anni di servizio già effettivamente svolto.

Secondo l’autorevole titolare del Ministero della Pubblica Istruzione, dunque, attraverso il nuovo Decreto Legislativo n. 59 del 13 aprile 2017 (nuove modalità di accesso al ruolo di insegnante), la qualità dell’insegnamento rappresenterà la punta di diamante della futura scuola pubblica italiana. Il suddetto DM, ricordiamo, è entrato in vigore lo scorso 13 maggio 2017 dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Per la ministra Fedeli, il FIT garantirà qualità nell’insegnamento e i docenti saranno in grado di instaurare buoni rapporti con tutti

Una vera e propria svolta sul versante della qualità dell’insegnamento. Partendo da queste premesse, il Miur e la sua più autorevole rappresentante politica, presumono che il FIT rappresenti in futuro un nuovo modello d’insegnamento basato non solo sul possesso dei titoli di accesso, siano questi Lauree a pieni voti o idoneità ai pubblici concorsi (roba di poco conto per la Fedeli), ma tali titoli, da soli, non basterebbero per superare alcune criticità attualmente presenti nella scuola italiana e legati alla funzione docente.

Secondo quanto dichiarato dalla ministra, infatti, la quantità e la qualità dei titoli e delle competenze degli insegnanti sarebbero imprescindibili rispetto ad alcuni risvolti caratteriali posseduti dagli stessi: saper stabilire buoni rapporti con la comunità scolastica, con le famiglie, con gli alunni stessi, con la Dirigenza scolastica, saper socializzare con i propri colleghi e così via.

La mancanza di tali caratteristiche, oggi, secondo l’opinione dell’attuale ministra, rappresenterebbero il vero ‘tallone di Achille’ della scuola pubblica italiana, nonostante la presenza nei ruoli dello Stato di migliaia di insegnanti titolati e molto preparati dal punto di vista dei contenuti disciplinari. Ecco che il tanto sbandierato FIT risolverà, come una bacchetta magica, tutte le problematicità presenti oggi nella scuola contemporanea, causate, a detta della Fedeli, solo ed esclusivamente dalle caratteristiche caratteriali poco avvezze alla disponibilità relazionale e poco inclini alle conoscenze digitali degli insegnanti.

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