Non è la prima volta che l’uomo finisce sotto i riflettori: già a maggio era stato arrestato per truffa aggravata e circonvenzione d’incapace. Dopo il primo arresto, le misure cautelari erano state gradualmente ridotte, passando dai domiciliari all’obbligo di dimora. Tuttavia, la gravità delle nuove accuse ha portato a una nuova escalation. In ottobre, il questore di Bari ha emesso un avviso orale nei confronti dell’indagato, considerato socialmente pericoloso, in linea con le risultanze dell’indagine che lo accusano di avere una rete ben strutturata di attività fraudolente.
Oltre alla truffa legata ai falsi titoli scolastici, dalle indagini è emerso un complesso sistema di intestazioni fittizie. L’indagato avrebbe trasferito la titolarità della sua società, dei conti correnti e di una automobile a terzi per sottrarsi al recupero dei debiti fiscali, ammontanti a circa 270mila euro. Questo sistema era finalizzato a evitare che l’Agenzia delle Entrate potesse procedere con il recupero dei crediti. Il valore complessivo delle somme e dei beni coinvolti in queste operazioni fraudolente supera i 360mila euro, di cui 230mila in movimenti sui conti e 130mila in beni confiscati.
A fronte delle evidenze raccolte, il Giudice per le indagini preliminari (Gip) ha disposto l’arresto dell’indagato e il sequestro preventivo di due aziende operanti nel settore della formazione. Oltre alle attività, sono stati bloccati anche conti correnti, carte prepagate, gioielli e una vettura di proprietà. Il provvedimento mira a interrompere le operazioni del presunto truffatore e a recuperare i beni frutto delle attività illecite.
Questo caso mette in evidenza un problema diffuso nel settore scolastico, dove i falsi titoli di studio e i certificati contraffatti compromettono la trasparenza e l’equità delle graduatorie, penalizzando i docenti e il personale ATA che si affidano a percorsi formativi legittimi. L’operazione delle forze dell’ordine sottolinea l’impegno delle autorità nel contrastare le pratiche fraudolente nel settore educativo, tutelando così il diritto allo studio e la meritocrazia.