Nel ricorso, lo studente ha sollevato accuse gravi, inclusa la falsificazione dei voti nei registri da parte dei docenti, che avrebbe abbassato la sua media e il credito scolastico. Ha inoltre contestato la durata del colloquio orale, sostenendo che i 30 minuti effettivi non fossero sufficienti per una valutazione adeguata. Il Tar ha respinto queste accuse, sottolineando che la denuncia sui voti mancava di prove concrete e si basava unicamente sulla testimonianza della madre. Per il colloquio, i giudici hanno chiarito che la durata di 60 minuti era indicativa e che le risposte insufficienti fornite dal candidato giustificavano la bocciatura.
Il Tar del Lazio ha concluso che le misure straordinarie adottate dal Ministero dell’Istruzione erano necessarie per garantire il regolare svolgimento degli esami durante la pandemia. Le critiche alla Dad sono state giudicate troppo generiche, prive di prove che dimostrassero un impatto diretto sul rendimento. Inoltre, il nuovo sistema di calcolo dei punteggi ha garantito una valutazione più completa degli studenti. Con questa decisione, i giudici hanno di fatto difeso l’operato delle scuole, confermando la validità degli esami di maturità svolti in un periodo così complesso.