Il ruolo dei genitori in questo contesto è cruciale. Non si può delegare la formazione dei figli a entità esterne, come la scuola o lo Stato, senza compromettere la responsabilità educativa che ogni adulto dovrebbe sentire nei confronti dei più giovani. L’educazione sessuale non riguarda solo l’aspetto biologico, ma deve rispecchiare un progetto che tenga conto della dignità umana e della libertà di scelta. I genitori devono essere i primi a educare i propri figli, fornendo loro gli strumenti per comprendere la sessualità come un dono che implica rispetto, amore e responsabilità.
Una domanda che sorge spontanea è: può lo Stato regolamentare l’educazione sessuale dei nostri figli? La risposta non è semplice. Certamente, l’intervento statale non può ignorare il bisogno di una formazione adeguata, ma è necessario che questa sia orientata al rispetto dei valori fondamentali che ogni famiglia desidera trasmettere ai propri figli. Forzare un modello univoco di educazione sessuale potrebbe entrare in conflitto con il diritto dei genitori di guidare la crescita e lo sviluppo dei propri figli in modo coerente con le proprie convinzioni morali e religiose.
Oggi più che mai, l’argomento necessita di un approccio che sappia coniugare scienza, etica spiritualità, affinché i giovani possano sviluppare una comprensione sana e completa di sé e della propria sessualità. È importante che il dibattito continui, ma che non si dimentichi mai che la formazione dei giovani riguarda innanzitutto l’amore, il rispetto e la libertà responsabile. Questo è il vero obiettivo di una sana educazione sessuale.