Anche le modalità contrattuali e i settori lavorativi amplificano il divario. A cinque anni dalla laurea, il 29% delle donne ha un contratto a termine contro il 19% degli uomini, mentre il part-time riguarda il 31% delle donne e solo il 13% degli uomini. Le donne risultano più presenti nei settori no profit, come sanità e istruzione (20%), rispetto agli uomini (7%). Inoltre, lavorano in media a 210 chilometri dalla città natale, 38 in meno rispetto agli uomini, limitando così l’accesso a opportunità lavorative più remunerative in aziende grandi e produttive.
La disparità di genere nei guadagni necessita di interventi mirati. Aumentare la presenza femminile in percorsi STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) può rappresentare un passo cruciale. Allo stesso tempo, politiche per favorire contratti stabili, mobilità lavorativa e l’accesso a ruoli qualificati nei settori produttivi possono ridurre il gender pay gap. Superare queste barriere non solo garantirà una maggiore equità, ma contribuirà anche a rafforzare l’economia italiana nel suo complesso.