Molti lavoratori italiani, quindi, continuano a subire la pressione della reperibilità continua, senza alcun riconoscimento formale dei loro diritti. L’assenza di un quadro normativo chiaro ha portato a disuguaglianze nelle condizioni di lavoro e alla difficoltà di tutelare la salute mentale di chi, soprattutto nei settori più esposti al lavoro agile, vive una costante invasione del proprio tempo libero.
Nel 2021, alcuni movimenti politici hanno cercato di colmare questo vuoto normativo. Il Partito Democratico ha infatti proposto un disegno di legge che mira a rendere il diritto alla disconnessione più concreto e vincolante. Se approvato, il testo stabilirebbe che i lavoratori non debbano ricevere comunicazioni aziendali per almeno 12 ore consecutive al giorno, salvo casi di emergenza. Inoltre, la proposta prevede di estendere la protezione anche ai lavoratori autonomi, che oggi sono spesso esclusi da tutele specifiche.
L’assenza di regolamentazione ha gravi ripercussioni sulla salute dei lavoratori italiani. La continua reperibilità, alimentata dalla digitalizzazione, è spesso associata a stress, ansia e burnout. Diversi studi internazionali hanno dimostrato che l’incapacità di staccare dalla propria attività lavorativa porta a una riduzione della produttività, in quanto la stanchezza accumulata influisce negativamente sulla concentrazione e sull’efficienza. Inoltre, le relazioni personali e familiari ne risentono, poiché il tempo libero viene costantemente invaso dalle richieste di lavoro.
Nonostante i recenti sviluppi, l’Italia resta ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei, come la Francia, che hanno saputo adottare misure più chiare e concrete per garantire il diritto alla disconnessione. Il legislatore italiano, pur avendo introdotto il diritto al lavoro agile, non ha ancora saputo creare una normativa universale che tuteli adeguatamente i lavoratori da un carico di lavoro digitale che invade la loro vita privata. Solo una normativa chiara e vincolante, che tuteli tutti i lavoratori, potrà garantire un miglior equilibrio tra vita privata e professionale, evitando i rischi legati a un’eccessiva digitalizzazione.