Molti degli specializzati esteri, che hanno “acquisito” e non “acquistato” un titolo in un paese dell’Unione Europea, già lavorano proficuamente da anni sul sostegno ma da un qualche mese sono oggetto di una valanga di “rigetti” e “pre-rigetti” ad opera del MIM, di cui francamente non se ne capiscono le motivazioni, vista la copiosa giurisprudenza nazionale ed unitaria formatasi proprio a tutela dei titoli esteri.
Il Ministro, si è reso conto della cronica mancanza di insegnanti di sostegno, in particolare, in alcuni ordini di scuole enelle regioni del Nord Italia ed ha voluto fortemente l’avvio di corsi “ad hoc” per specializzati esteri e triennalisti sul sostegno da affidare all’ Istituto “Indire”, ed è per questo che ha visto la luce il DL 71/2024 convertito nella Legge 106/2024.
Questo percorso, che è solo all’inizio (ancora in assenza dei decreti attuativi), non può essere interrotto bruscamente dall’arrivo dei rigetti del titolo che a cascata travolgono il contratto di lavoro in essere con le scuole, ma è necessario che gli insegnanti continuino nel loro lavoro importante e delicato con alunni affetti da particolari problematiche e disabilità. Sarebbe inutile pensare ad un percorso interrompendo il rapporto didattico ed emozionale che si viene a creare tra alunno e docente.
Non basta inserire nei rigetti che si potrà partecipare ad Indire e nelle more si subisce la “tragedia” del licenziamento, cioè la morte sociale di un individuo. Inoltre, per come è formulato l’art. 7 comma 1 del DL.71/2024 cov. Indire non sarà per tutti e questa è un’altra circostanza incomprensibile ed una altra insopportabile forma di discriminazione e diseguaglianza per gli specializzati esteri che alla data del 1 giugno 2024 non avevano i requisiti ivi previsti, ma posseggonolo stesso titolo universitario.
Anche gli insegnanti di sostegno estero, hanno affrontato ed affrontano enormi sacrifici pur di lavorare, si spostano in 24 h nelle regioni del Nord, lasciando figli e coniugi o trasferendo l’intera famiglia pur di garantirsi un lavoro. Non vivono, diciamola tutta, sopravvivono perché nella maggioranza dei casi le spese superano di gran lunga lo stipendio, nel caso dei precari la situazione è ancora più grave, poiché nessuno gli dà un alloggio per pochi mesi per cui spessissimo devono alloggiare in strutture ricettive in cui si spende il doppio di quanto si guadagna e vengono retribuiti dopo mesi. I più fortunati possono contare sull’aiuto delle famiglie d’origine, che assurgono al rango di ammortizzatori sociali.
Il Comitato “Una Voce per il TFA Estero” pur ringraziando il Ministro Valditara per i percorsi formativi INDIRE che potrebbero fornire la soluzione all’annoso problema “titoli esteri” chiede con forza di stoppare la mattanza che si sta consumando su tanti lavoratori e l’estensione di tale preziosa misura a tutti i docenti con titolo estero, per riaffermare i principi costituzionali di eguaglianza, parità di trattamento e pace sociale.
Il portavoce del Comitato “Una Voce per il TFA Estero”
Dr. Giuseppe Laterza