L’anomalia, infatti, risiede proprio nella dissonante situazione venutasi a creare immediatamente dopo l’autorevole sentenza. Quella decisione che aveva gettato nello sconforto oltre 40mila insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria. L’ultima sentenza invece ha, di fatto, ignorato la precedente ed ha autorizzato (come nei casi precedenti) alcune nuove iscrizioni nelle GaE di insegnanti con parecchi anni di anzianità di servizio.
Questa contraddittoria situazione ha palesemente disorientato un po’ tutti, il Miur, l’esercito di insegnanti (oltre 43.000) coinvolti e persino lo stesso Anief, il quale rappresenta più di tutti il primo sindacato, in termini numerici, ad aver promosso e vinto in precedenza migliaia di ricorsi in tutta Italia su questa tematica.
La nuova sentenza, quindi, ha finito per rinvigorire la sensazione di iniquità in cui sono sprofondati decine di migliaia di insegnanti. Quello che si prospetta all’orizzonte pare essere ormai chiaro: flash mob, cortei, presidi e azioni di protesta in molte città italiane, in attesa delle indicazioni applicative relativamente alla sentenza n. 11/2017 che l’Avvocatura dello Stato dovrebbe emanare entro il mese di marzo, oltre alle successive scelte politiche scaturenti da tale parere.
Quello che scaturisce da questa anomala vicenda rappresenta sicuramente un fatto gravissimo nell’ambito dello stato di diritto. Le scelte schizofreniche di questo organo di ausilio al governo rischiano di incidere pesantemente sull’immagine istituzionale e sulla credibilità dello stesso organo della Repubblica Italiana.