Secondo la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, la riforma risponde alla necessità di adeguare la rete scolastica al calo demografico, evitando un utilizzo eccessivo delle reggenze e migliorando la programmazione delle assunzioni di dirigenti scolastici. Il nuovo sistema prevede anche fondi per nominare docenti vicari, che dovrebbero supportare le scuole coinvolte nel dimensionamento, garantendo una gestione più efficace. Il governo ha già avviato concorsi per l’assunzione di nuovi dirigenti scolastici e prevede di saturare l’organico nei prossimi due anni.
Di tutt’altro avviso la senatrice Barbara Floridia, che ha definito la riforma un fallimento e un vero e proprio disinvestimento sulla scuola pubblica. Secondo l’opposizione, il dimensionamento scolastico porterà alla chiusura di molte scuole nelle periferie e nei piccoli centri, riducendo il diritto all’istruzione e aumentando le disuguaglianze territoriali.
Un aspetto particolarmente critico è quello delle reggenze, che il governo sostiene di voler ridurre, ma che nella pratica potrebbero aumentare. Infatti, un dirigente scolastico si troverà spesso a dover gestire più scuole con diversi plessi, aumentando il carico di lavoro e riducendo l’efficacia della gestione. I docenti vicari non possono sostituire un dirigente scolastico, e senza un piano di assunzioni più incisivo, il problema rimarrà irrisolto. La vera soluzione per debellare le reggenze è un piano straordinario di assunzione di almeno 1000 nuovi dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2025-2026. Solo così si potrà garantire una guida stabile ed efficace alle scuole italiane.
La riforma del dimensionamento, più che una razionalizzazione della rete scolastica, rischia di trasformarsi in un taglio indiscriminato, con effetti negativi sull’offerta formativa e sull’accessibilità della scuola pubblica. Le scuole non sono solo numeri: sono presidi fondamentali per le comunità locali, e chiuderle significa penalizzare interi territori. Se l’obiettivo è garantire un’istruzione di qualità, la soluzione non può essere la riduzione degli istituti, ma un investimento strutturale su dirigenti, personale scolastico e risorse per le scuole.