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Dimensionamento scolastico: un rischio per la scuola pubblica e il diritto all’istruzione

Il dimensionamento scolastico rischia di penalizzare la scuola pubblica, aumentando le reggenze e riducendo l’accesso all’istruzione nelle aree periferiche.

Dimensionamento scolastico

Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa da parte dei Dirigenti Scolastici DM 107, che esprimono forte preoccupazione per le conseguenze della riforma del dimensionamento scolastico. La riorganizzazione della rete scolastica, presentata come una misura di efficienza e razionalizzazione, rischia di tradursi in un progressivo disinvestimento sulla scuola pubblica, con il ridimensionamento di istituti e l’aumento delle reggenze. Questo scenario compromette il diritto all’istruzione, soprattutto nelle aree più periferiche, e aggrava le difficoltà di gestione delle scuole. Attraverso questo documento, intendiamo richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di un piano di assunzioni straordinario per garantire stabilità e qualità nel sistema educativo.

Il dimensionamento scolastico tra riforma e criticità: un disinvestimento sulla scuola pubblica?

Il recente dibattito parlamentare sul dimensionamento scolastico ha riacceso il confronto sulla gestione della rete scolastica e sulle sue ricadute sul sistema educativo italiano. Da un lato, il governo difende la riforma come una necessità imposta dal PNRR, dall’altro l’opposizione denuncia un drastico taglio alla scuola pubblica, con conseguenze pesanti per studenti e famiglie, soprattutto nelle aree più marginali.

La posizione del governo

Secondo la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, la riforma risponde alla necessità di adeguare la rete scolastica al calo demografico, evitando un utilizzo eccessivo delle reggenze e migliorando la programmazione delle assunzioni di dirigenti scolastici. Il nuovo sistema prevede anche fondi per nominare docenti vicari, che dovrebbero supportare le scuole coinvolte nel dimensionamento, garantendo una gestione più efficace. Il governo ha già avviato concorsi per l’assunzione di nuovi dirigenti scolastici e prevede di saturare l’organico nei prossimi due anni.

Le critiche dell’opposizione

Di tutt’altro avviso la senatrice Barbara Floridia, che ha definito la riforma un fallimento e un vero e proprio disinvestimento sulla scuola pubblica. Secondo l’opposizione, il dimensionamento scolastico porterà alla chiusura di molte scuole nelle periferie e nei piccoli centri, riducendo il diritto all’istruzione e aumentando le disuguaglianze territoriali.

Un aspetto particolarmente critico è quello delle reggenze, che il governo sostiene di voler ridurre, ma che nella pratica potrebbero aumentare. Infatti, un dirigente scolastico si troverà spesso a dover gestire più scuole con diversi plessi, aumentando il carico di lavoro e riducendo l’efficacia della gestione. I docenti vicari non possono sostituire un dirigente scolastico, e senza un piano di assunzioni più incisivo, il problema rimarrà irrisolto. La vera soluzione per debellare le reggenze è un piano straordinario di assunzione di almeno 1000 nuovi dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2025-2026. Solo così si potrà garantire una guida stabile ed efficace alle scuole italiane.

Un futuro incerto per la scuola pubblica

La riforma del dimensionamento, più che una razionalizzazione della rete scolastica, rischia di trasformarsi in un taglio indiscriminato, con effetti negativi sull’offerta formativa e sull’accessibilità della scuola pubblica. Le scuole non sono solo numeri: sono presidi fondamentali per le comunità locali, e chiuderle significa penalizzare interi territori. Se l’obiettivo è garantire un’istruzione di qualità, la soluzione non può essere la riduzione degli istituti, ma un investimento strutturale su dirigenti, personale scolastico e risorse per le scuole.

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