La riduzione delle istituzioni scolastiche avrà conseguenze dirette e significative. Si assisterà alla creazione di istituti sovradimensionati, con oltre 1.000 alunni in alcune aree come Termoli e Campobasso, o addirittura un omnicomprensivo con 1.300 studenti a Bojano. Questo modello, che risponde unicamente a logiche numeriche, ignora le difficoltà operative derivanti dalla distanza geografica tra i plessi scolastici accorpati e dalle relazioni complesse che le scuole dovranno mantenere con istituzioni e comunità locali.
Le ripercussioni si faranno sentire anche sugli organici di docenti e personale ATA, ridotti a fronte di un aumento delle responsabilità gestionali. A essere penalizzate saranno soprattutto le aree interne, già colpite dal calo demografico, con la soppressione di istituti comprensivi come quelli di Carovilli e Ripalimosani.
Di fronte a questo scenario, sindacati e comunità locali non si arrendono. La FLC CGIL e altre sigle sindacali hanno già organizzato scioperi e manifestazioni per denunciare il rischio che i tagli compromettano il diritto allo studio in una regione che necessita di maggiori investimenti nell’istruzione. La mobilitazione culminerà nella partecipazione al Consiglio regionale del 14 gennaio, dove i rappresentanti delle comunità scolastiche manifesteranno il loro dissenso.
Per il Molise, questa battaglia non riguarda solo la salvaguardia delle istituzioni scolastiche, ma il futuro stesso della regione. La difesa di un sistema educativo accessibile e di qualità è fondamentale per contrastare lo spopolamento e garantire pari opportunità ai cittadini, anche nelle aree più svantaggiate. Investire nella conoscenza è una necessità, non una scelta opzionale.