Didattica frontale ancora dominante: il 70% dei docenti la utilizza nella scuola italiana oggi

Scuola italiana: il 70% dei docenti usa ancora la didattica frontale. Dati e differenze tra ordini scolastici dal sondaggio Erickson 2024.

Didattica frontale
Didattica frontale

La scuola italiana fatica a scrollarsi di dosso l’approccio tradizionale della didattica frontale. Nonostante gli sforzi per innovare le metodologie di insegnamento, oltre il 70% dei docenti rimane legato a pratiche convenzionali. Questo è uno dei dati principali emersi dal sondaggio nazionale “Come si insegna oggi nella scuola italiana?”, presentato durante il convegno internazionale Didattiche.2024 – Avere cura, orientare, liberare, organizzato da Erickson il 15 e 16 novembre al Palacongressi di Rimini.

Il sondaggio Erickson: un quadro della didattica italiana

Il sondaggio, condotto dal team Ricerca & Sviluppo Erickson, ha coinvolto 1.965 insegnanti di ogni ordine e grado, offrendo una panoramica dettagliata delle pratiche didattiche adottate nelle scuole italiane. L’indagine ha posto domande cruciali: quanto è ancora diffusa la didattica frontale? Quali differenze emergono tra gli ordini scolastici? Come influiscono l’età e l’esperienza dei docenti sulle scelte metodologiche?

I risultati parlano chiaro: la didattica frontale domina ancora, con il 70% dei docenti che la utilizza regolarmente. Solo il 13% dei partecipanti ha dichiarato di applicare la didattica aperta, una metodologia che punta alla personalizzazione e valorizzazione delle differenze. Preoccupa il fatto che il 21% degli insegnanti non conosca neppure questa metodologia.

Tecnologia e metodologie innovative: una diffusione ancora limitata alla didattica frontale

La tecnologia trova spazio nelle aule scolastiche: circa la metà del campione la utilizza con una certa frequenza. Tuttavia, metodologie come la didattica in contesti reali e la codocenza inclusiva rimangono poco praticate, con percentuali che non superano rispettivamente il 12% e il 17%.

In positivo, il peer tutoring e la didattica laboratoriale risultano più diffusi, con 1 docente su 2 che dichiara di adottarli frequentemente. Queste pratiche promuovono il coinvolgimento diretto degli studenti e favoriscono un apprendimento più attivo e collaborativo.

Grandi differenze tra i gradi scolastici

L’analisi del sondaggio evidenzia disparità significative tra i vari gradi scolastici. Nelle scuole secondarie di primo e secondo grado prevale la didattica frontale, spesso accompagnata da studio individuale sui libri di testo. Le metodologie attive, come la didattica aperta e la codocenza, calano drasticamente con l’aumentare dell’ordine scolastico, lasciando spazio a un approccio più tradizionale.

Il Convegno Didattiche.2024: spunti per il futuro della scuola

Il convegno Didattiche.2024 ha offerto un ricco programma di incontri, laboratori e tavoli operativi, coinvolgendo insegnanti, pedagogisti, dirigenti scolastici ed educatori. Tra i temi trattati, l’intelligenza artificiale, l’educazione sessuale e affettiva, la scuola decoloniale e intersezionale, e il benessere del corpo docente.

Tra gli ospiti di spicco, lo scrittore e insegnante Daniel Pennac ha condiviso riflessioni sulla creatività e l’importanza della narrazione. La professoressa Daniela Lucangeli ha approfondito il tema del «Sapere, saper fare e saper essere», sottolineando la necessità di superare i modelli statici per promuovere competenze trasversali.

Conclusioni

I dati del sondaggio confermano che la strada verso una scuola innovativa e inclusiva è ancora lunga. Tuttavia, esperienze come il convegno Didattiche.2024 dimostrano che il cambiamento è possibile e che un dialogo tra tutti gli attori del sistema educativo è essenziale per trasformare la scuola italiana in un luogo capace di rispondere alle sfide del presente e del futuro.

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