La tecnologia trova spazio nelle aule scolastiche: circa la metà del campione la utilizza con una certa frequenza. Tuttavia, metodologie come la didattica in contesti reali e la codocenza inclusiva rimangono poco praticate, con percentuali che non superano rispettivamente il 12% e il 17%.
In positivo, il peer tutoring e la didattica laboratoriale risultano più diffusi, con 1 docente su 2 che dichiara di adottarli frequentemente. Queste pratiche promuovono il coinvolgimento diretto degli studenti e favoriscono un apprendimento più attivo e collaborativo.
L’analisi del sondaggio evidenzia disparità significative tra i vari gradi scolastici. Nelle scuole secondarie di primo e secondo grado prevale la didattica frontale, spesso accompagnata da studio individuale sui libri di testo. Le metodologie attive, come la didattica aperta e la codocenza, calano drasticamente con l’aumentare dell’ordine scolastico, lasciando spazio a un approccio più tradizionale.
Il convegno Didattiche.2024 ha offerto un ricco programma di incontri, laboratori e tavoli operativi, coinvolgendo insegnanti, pedagogisti, dirigenti scolastici ed educatori. Tra i temi trattati, l’intelligenza artificiale, l’educazione sessuale e affettiva, la scuola decoloniale e intersezionale, e il benessere del corpo docente.
Tra gli ospiti di spicco, lo scrittore e insegnante Daniel Pennac ha condiviso riflessioni sulla creatività e l’importanza della narrazione. La professoressa Daniela Lucangeli ha approfondito il tema del «Sapere, saper fare e saper essere», sottolineando la necessità di superare i modelli statici per promuovere competenze trasversali.
I dati del sondaggio confermano che la strada verso una scuola innovativa e inclusiva è ancora lunga. Tuttavia, esperienze come il convegno Didattiche.2024 dimostrano che il cambiamento è possibile e che un dialogo tra tutti gli attori del sistema educativo è essenziale per trasformare la scuola italiana in un luogo capace di rispondere alle sfide del presente e del futuro.