I percorsi di specializzazione previsti dai decreti presentano differenze nei crediti formativi richiesti. Per i docenti con tre anni di servizio sono previsti 40 CFU, mentre per coloro che hanno conseguito il titolo all’estero ne sono richiesti 48, ridotti a 36 in caso di un anno di servizio già svolto. Un aspetto rilevante chiarito nei decreti riguarda la validità dei titoli rilasciati. Il titolo rilasciato dalle Università, in autonomia o in convenzione con Indire, è riconosciuto come specializzazione universitaria per le attività di sostegno. Il titolo rilasciato direttamente da Indire, invece, è considerato una specializzazione non universitaria, valida esclusivamente a livello nazionale all’interno del sistema scolastico italiano.
L’obiettivo dichiarato del Ministero è quello di risolvere il problema della carenza di docenti specializzati. Tuttavia, emergono alcune criticità che potrebbero limitarne l’efficacia. Al Sud, infatti, il numero di docenti specializzati è elevato, ma le opportunità di impiego sono limitate, mentre al Nord la domanda di insegnanti di sostegno supera di gran lunga l’offerta. Questa disparità territoriale è aggravata dal fatto che numerosi concorsi per il sostegno rimangono senza candidati, lasciando vacanti migliaia di cattedre.
Un altro problema di lungo corso è la possibilità per i docenti di sostegno di passare su posto comune dopo cinque anni di servizio, determinando una costante riduzione del personale specializzato. Inoltre, le tempistiche di attivazione dei corsi potrebbero compromettere l’impatto immediato della misura: è improbabile che i partecipanti riescano a conseguire la specializzazione entro il 31 agosto, il che significa che per l’anno scolastico 2025/26 il problema della carenza di docenti di sostegno resterà sostanzialmente invariato.