La formazione di docenti specializzati per il sostegno rappresenta una delle sfide più rilevanti del sistema scolastico italiano. La carenza di insegnanti qualificati, particolarmente accentuata in alcune aree del Paese, ha reso necessaria l’introduzione di percorsi formativi alternativi per il conseguimento del titolo di specializzazione. A tal fine, il Ministero dell’Istruzione ha predisposto due decreti ministeriali che disciplinano l’avvio dei corsi Indire, destinati rispettivamente ai docenti con almeno tre anni di servizio su posti di sostegno e a coloro che hanno conseguito la specializzazione all’estero. Dopo il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) e il confronto con le organizzazioni sindacali, il prossimo 1° aprile l’Osservatorio per l’inclusione scolastica sarà chiamato a esprimersi su questi provvedimenti. Tuttavia, persistono dubbi sull’efficacia della misura nel colmare le attuali lacune del sistema.
Verso l’attivazione dei corsi Indire
La procedura per l’attivazione dei corsi Indire ha compiuto un ulteriore passo in avanti con la convocazione dell’Osservatorio per l’inclusione scolastica, incaricato di esaminare i due schemi di decreto ministeriale. Il primo decreto riguarda la specializzazione dei docenti con almeno tre anni di servizio sul sostegno e ha ricevuto parere favorevole dal CSPI, sebbene condizionato a modifiche e integrazioni richieste. Il secondo decreto, destinato ai docenti con titolo estero, ha invece incontrato un parere negativo. L’Osservatorio dovrà ora fornire il proprio contributo prima dell’approvazione definitiva.
Struttura dei percorsi formativi
I percorsi di specializzazione previsti dai decreti presentano differenze nei crediti formativi richiesti. Per i docenti con tre anni di servizio sono previsti 40 CFU, mentre per coloro che hanno conseguito il titolo all’estero ne sono richiesti 48, ridotti a 36 in caso di un anno di servizio già svolto. Un aspetto rilevante chiarito nei decreti riguarda la validità dei titoli rilasciati. Il titolo rilasciato dalle Università, in autonomia o in convenzione con Indire, è riconosciuto come specializzazione universitaria per le attività di sostegno. Il titolo rilasciato direttamente da Indire, invece, è considerato una specializzazione non universitaria, valida esclusivamente a livello nazionale all’interno del sistema scolastico italiano.
Un’iniziativa risolutiva?
L’obiettivo dichiarato del Ministero è quello di risolvere il problema della carenza di docenti specializzati. Tuttavia, emergono alcune criticità che potrebbero limitarne l’efficacia. Al Sud, infatti, il numero di docenti specializzati è elevato, ma le opportunità di impiego sono limitate, mentre al Nord la domanda di insegnanti di sostegno supera di gran lunga l’offerta. Questa disparità territoriale è aggravata dal fatto che numerosi concorsi per il sostegno rimangono senza candidati, lasciando vacanti migliaia di cattedre.
Ostacoli strutturali e tempistiche
Un altro problema di lungo corso è la possibilità per i docenti di sostegno di passare su posto comune dopo cinque anni di servizio, determinando una costante riduzione del personale specializzato. Inoltre, le tempistiche di attivazione dei corsi potrebbero compromettere l’impatto immediato della misura: è improbabile che i partecipanti riescano a conseguire la specializzazione entro il 31 agosto, il che significa che per l’anno scolastico 2025/26 il problema della carenza di docenti di sostegno resterà sostanzialmente invariato.
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