In particolare, quel codice sorgente di cui tanto si parla e che sta alla base dei ricorsi e dei contenziosi degli anni precedenti, contiene le informazioni inerenti i codici identificativi alfanumerici che hanno permesso di associare ogni elaborato anonimo con i dati anagrafici di ogni candidato.
Insomma, uno dei concorsi più discusso degli ultimi anni: iniziato nel 2017, ha visto la partecipazione di oltre 34.000 mila aspiranti presidi per la copertura di poco più di 2.400 posti di Dirigente Scolastico in tutto il territorio Nazionale. Finito più volte al centro della cronaca per i tanti ricorsi avanzati dai candidati esclusi, la tornata concorsuale ha visto la costituzione di ben 38 sottocommissioni d’esame.
I dubbi dei ricorrenti hanno interessato diverse procure. Le accuse principali si sono fondate (quasi tutte) sulle valutazioni molto parziali delle sottocommissioni, e comunque totalmente difformi dai criteri di valutazione presi a riferimento a livello nazionale.
Adesso si è in attesa che il MI e CINECA forniscano il codice sorgente al Tar Lazio per fare la massima chiarezza su tutta la prova concorsuale e sugli aspetti tecnici legati al Consorzio Interuniversitario senza scopo di lucro che ha gestito in maniera diretta il Concorso di cui in oggetto.
Così come riporta il Riformista, molti dei ricorrenti hanno lanciato un unico atto d’accusa: la propensione delle Commissioni verso una vera e propria “macchinazione” per bypassare la procedura che avrebbe dovuto garantire l’anonimato dei candidati. Se tale accusa fosse realmente accertata tutta la prova concorsuale potrebbe essere inficiata con il suo imbarazzante annullamento.
A tal proposito sul pezzo del Riformista si legge: “Pare, infatti, che ci siano state valutazioni positive attribuite ad elaborati praticamente lasciati in bianco”. Dello stesso tenore anche altri passaggi: “la griglia di valutazione cambiata tre mesi dopo la prova scritta, la misteriosa modalità di assegnazione dei compiti dei candidati alle citate trentotto sottocommissioni, le valutazioni di queste ultime che in moltissimi casi risultano essere illogiche e curiosamente difformi”.
A margine del pezzo sul Il Riformista sono presenti anche le opinioni del presidente del comitato Trasparenza È Partecipazione, Michele Zannini, il quale dichiara: “Chiediamo con forza al Governo Draghi, alle commissioni Cultura di Camera e Senato e al Parlamento l’attuazione di una soluzione extragiudiziale al fine di evitare di subire i tempi biblici della giustizia ammnistrativa, che si porrebbe come ulteriore beffa di una vicenda a dir poco paradossale. Tale soluzione potrebbe attuarsi mediante un concorso riservato, con esame finale”.