Continua la querelle mediatica tra i ricorrenti del Concorso DS 2017 e la Ministra Azzolina. La polemica sulla mancanza di trasparenza relativamente alle prove concorsuali si spinge oltre, fino alle dichiarazioni contro la stessa Ministra dell’Istruzione. Secondo i ricorrenti infatti in questa vicenda la Azzolina avrebbe un serio conflitto di interesse: lei è una delle vincitrici di quel concorso abbastanza chiacchierato in cui sono poco chiari alcuni fatti legati alle valutazioni delle prove scritte.

Concorso DS 2017, Azzolina: “Atto del Ministero, non certo mio

Le accuse dei candidati sconfitti trovano sfogo nelle loro dichiarazioni forti: “La Ministra Azzolina si è opposta alla sentenza del Tar che chiedeva trasparenza“, ma lei risponde attonita: “Atto del ministero, non certo mio“. Resta il fatto che ben sei procure della Repubblica stanno tutt’ora indagando sugli strani fatti occorsi durante le prove scritte del concorso DS 2017.

A rilanciare la notizia il quotidiano “La Repubblica” in un articolo uscito stamane. La nota testata giornalistica nazionale chiarisce alcuni aspetti di questa tormentata vicenda. Nella ricostruzione si parla dell’allora ‘docente precaria’ Lucia Azzolina che, una volta assunta in ruolo in quel di Biella, risulta vincere il Concorso di cui in oggetto. Secondo i suoi detrattori in quel periodo l’attuale Ministra avrebbe ricoperto il ruolo di deputata del M5S e nel contempo avrebbe assunto anche la prestigiosa carica di membro della commissione Cultura della Camera, “istituzione che per antonomasia e per Statuto si occupa anche di concorsi scolastici”.

I punteggi della ministra – Non sarebbe solo questo il principale capo d’accusa rivolto alla titolare del Ministero dell’Istruzione. In particolare, vengono annoverate le valutazioni che la Azzolina avrebbe ricevuto dalla commissione, durante lo svolgimento delle fasi concorsuali: “nella prova preselettiva la Azzolina ha riportato il punteggio di 73, quando invece il punteggio minimo richiesto era 71,7. Nella prova orale ha ricevuto i seguenti punteggi: nella prova di Informatica un voto pari a zero/6, mentre nella prova di Inglese un voto di 5/12 in quanto era preparata solamente nella parte che riguardava la normativa scolastica“. Ovviamente con i punteggi anzidetti ha superato il bando di concorso ed è entrata a pieno titolo tra coloro i quali rientravano nel contingente assunto in prima battuta, diventando di fatto Dirigente Scolastico.

Nei mesi successivi si scopre che le prove scritte di quel concorso sono state fortemente inficiati da manomissioni e valutazione molto discutibili e, “ora che sul concorso indagano sei procure in tutta Italia, i ricorrenti – una quota di docenti candidati alla gara e poi bocciata – accusano la ministra di opporsi alla richiesta di far conoscere tutti gli atti”.

I ricorrenti insomma denunciano di non aver mai ricevuto su loro richiesta il codice sorgente utilizzato per la correzione delle prove scritte. Il Cineca, l’Ente che ha organizzato tutte le prove concorsuali, si rifiuta di cedere ai ricorrenti tale codice, adducendo come motivazioni al diniego la spiegazione che quel codice rappresenta un “Segreto tecnico“.

In questi mesi però il “Comitato Trasparenza è partecipazione” ha dato mandato all’informatico forense Marco Calonzi di redigere una perizia su quel codice. Lo stesso perito ha ipotizzato “la presenza di falle di sistema che avrebbero permesso la violazione dell’anonimato degli elaborati scritti dei candidati prima dello scioglimento dell’anonimato stesso”. Se fosse veritiera questa ipotesi sarebbe un fatto di assoluta gravità. Per questo motivo si è scoperto che con largo anticipo sulla prova scritta da svolgere, in alcuni casi, le commissioni conoscevano in anticipo i nominativi dei candidati.

Insomma, il caso continua a far discutere. Intanto una sentenza di annullamento dell’intera prova è stata emanata dal Tar e dato che il Miur si è opposto, il Consiglio di Stato dirimerà la questione esprimendosi nel merito il prossimo 15 ottobre.

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