sabato, 22 Febbraio 2025
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Concorsi truccati all’Università Mediterranea: 27 persone a processo

Scandalo all'Università Mediterranea di Reggio Calabria: 27 persone a processo per concorsi truccati. Coinvolti ex rettori, professori e dirigenti.

Un’indagine sulla corruzione nei concorsi universitari ha portato al rinvio a giudizio di 27 persone all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Tra gli imputati figurano due ex rettori, Santo Marcello Zimbone e Pasquale Catanoso, insieme a capi-dipartimento, professori ordinari e associati, nonché personale amministrativo. L’accusa principale riguarda la manipolazione dei concorsi, trasformando l’ateneo in un sistema clientelare basato su favoritismi e non sul merito accademico.

Il sistema dei concorsi pilotati

L’indagine, avviata grazie alla denuncia di Clara Stella Vicari Aversa, una candidata esclusa ingiustamente da una borsa di ricerca, ha svelato una rete consolidata di irregolarità nelle selezioni. Secondo la Guardia di Finanza, le posizioni accademiche non venivano assegnate in base a titoli o pubblicazioni scientifiche, bensì tramite accordi interni e raccomandazioni. Dieci degli imputati sono accusati di associazione per delinquere, mentre gli altri dovranno rispondere di falso ideologico, omissione di atti d’ufficio e corruzione.

Una gestione accademica compromessa

Dalle intercettazioni emergono conversazioni compromettenti tra dirigenti e docenti universitari. Ad esempio, il capo del dipartimento di Giurisprudenza, Massimiliano Ferrara, esprimeva perplessità su alcune nomine, lamentandosi della necessità di accettare candidati non meritevoli. Il sistema, che si è protratto per oltre dieci anni, ha visto un’alternanza di rettori che consolidavano il controllo sui concorsi, assicurando incarichi e borse di ricerca a persone di fiducia, indipendentemente dal loro valore accademico.

L’inchiesta sull’Università Mediterranea: utilizzo illecito delle risorse dell’ateneo

Oltre alla manipolazione dei concorsi, l’inchiesta ha rivelato un uso improprio delle carte di credito dell’Università Mediterranea per scopi personali, anziché istituzionali. Questo ulteriore filone investigativo evidenzia una gestione disinvolta delle risorse pubbliche, aggravando il quadro delle accuse e sollevando interrogativi sulla trasparenza dell’istituzione accademica.

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