La logica del ministro è quella di indire un concorso ogni anno per andare a coprire solo quei posti scoperti e disponibili per il personale assunto mediante le nuove prove concorsuali. In questo modo non si formerebbero le solite graduatorie stracolme di candidati in attesa di firmare un contratto a T.I. per alcuni decenni, lavorando per lungo tempo come supplenti precari.
Un deterrente per eliminare la ‘supplentite’
Non a caso, questa visione futuristica del sistema di reclutamento scolastico che ha in mente il ministro coincide anche con quella visione prospettata, e scritta nero su bianco, all’interno del Recovery Plan. Tutto questo potrebbe realizzarsi solo mediante la semplificazione delle procedure concorsuali. Bianchi ipotizza infatti una prima fase costituta da una semplice valutazione dei titoli culturali e del servizio svolto dal candidato negli anni precedenti, e dallo svolgimento di un’unica prova computer based.
La seconda fase invece consisterà nella formazione di una graduatoria dei vincitori, ai quali verranno assegnati i posti vacanti. Una volta assegnato l’incarico di prova e di formazione (un anno), il candidato dovrà effettuare un esame conclusivo per la sua conferma in ruolo. La permanenza del nuovo docente sulla stessa sede avrà valore di titolarità e durerà obbligatoriamente tre anni.
Nella roadmap del ministro Bianchi ci sono anche i due concorsi straordinari. Questi dovrebbero iniziare a breve. Si tratta del concorso straordinario per l’abilitazione indetto con DD n. 497 del 21 aprile 2020, ma rimasto fermo per il suo normale espletamento da più di un anno, mentre l’altro riguarda il nuovo concorso straordinario riservato ai docenti precari con almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque (tre anni anche non consecutivi) presso le istituzioni scolastiche statali.
Staremo a vedere dunque come e soprattutto quando potranno svolgersi le prove concorsuali che tutti i candidati attendono con ansia oramai da molti mesi.