Spesso, troppo di frequente, giungono ai Dirigenti Scolastici le telefonate minacciose dei genitori dove si fomenta la rivendicazione su un torto subito dal proprio figlio. Telefonate dal sapore intimidatorio e in cui si preannunciano quasi sempre azioni legali, ricorsi o semplici accessi agli atti.
In quest’ottica, allora, non sarebbe conveniente abolire del tutto gli esami conclusivi del primo ciclo d’istruzione? Chi vive la scuola dall’interno sa a cosa ci si riferisce. Una vera e propria ‘farsa burocratica‘, un tour de force per gli insegnanti e per il personale scolastico. Una mera ratifica di fine anno che si fonda sulla concezione, oramai palese ed evidente, che “tutti promossi è meglio di qualche piccola bega legale“. Vedersi rovinare il periodo di ferie non trova altre ragioni per questo vergognoso ed indecente colpo di spugna al merito.
Tutti promossi è vero, ma chi ha riportato parecchie insufficienze potrebbe benissimo soffermarsi a scuola (per tutto il mese di giugno) effettuando le ore necessarie di recupero. Tutto questo avrebbe realmente senso, sia per gli insegnanti, sia per gli alunni e soprattutto per le famiglie, le quali potrebbero apprezzare il lavoro e l’impegno degli insegnanti fondato principalmente sul principio educativo propinato ai propri figlioli.
Attualmente invece, se vogliamo dirla tutta, gli insegnanti dopo il 30 giugno continueranno a starsene comodamente a casa nonostante le loro ferie inizino giusto venti giorni dopo. Gli alunni promossi ma ‘asinelli’ con le orecchie lunghe continueranno a non recuperare le loro insufficienze, dimostrando a partire dal prossimo anno scolastico tutte le loro lacune di base. In tutto questo ‘mondo sbagliato’ le famiglie, nonostante conoscano profondamente le carenze e i lati negativi dei loro figli, continueranno ad inveire contro la scuola, convinti di aver subito l’ennesima ingiustizia.