Il collaboratore scolastico avrebbe utilizzato esenzioni sanitarie della Regione Lombardia e certificati specialistici contraffatti per convincere il medico di base a rilasciare certificati per giustificare la sua assenza dal lavoro. I documenti, presentati dal 2018 al 2021, riportavano diagnosi di “terapia antalgica salvavita”, con riferimenti a gravi patologie come “melanoma”, “linfoma” e “osteosarcoma”, o altre malattie gravi legate alla radioterapia. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che queste diagnosi erano false e che il collaboratore non soffriva delle patologie dichiarate.
Nel periodo dal gennaio 2021 al maggio 2023, i certificati continuavano a indicare presunte condizioni di salute critiche. Queste malattie, se fossero state reali, avrebbero giustificato il diritto alla retribuzione piena secondo l’articolo 17 del contratto collettivo nazionale del comparto scuola, che prevede tale trattamento in caso di patologie gravi che richiedono cure continuative. Tuttavia, le indagini hanno confermato che le diagnosi erano prive di fondamento.
Secondo la Corte dei Conti, la condotta dell’uomo è caratterizzata da dolo, con un evidente nesso causale tra il comportamento illecito e il danno economico subito dal Ministero dell’Istruzione. La falsificazione dei certificati medici avrebbe permesso al collaboratore di ottenere la retribuzione completa senza fornire alcuna prestazione lavorativa per cinque anni.
La sentenza della Corte dei Conti ha sottolineato che, poiché il collaboratore scolastico non ha effettivamente svolto il lavoro né rispettato i requisiti contrattuali necessari per beneficiare dell’assistenza economica prevista per chi è realmente malato, gli stipendi percepiti costituiscono un danno per l’amministrazione pubblica. Di conseguenza, è stato disposto che l’uomo debba restituire l’intero importo degli stipendi indebitamente percepiti, pari a oltre 115mila euro.
La vicenda sottolinea l’importanza dei controlli accurati sui certificati medici e sulle dichiarazioni presentate dai dipendenti pubblici, per evitare truffe e abusi che danneggiano l’amministrazione e i contribuenti. Questo caso di simulazione di malattia mette in luce la necessità di potenziare le verifiche per garantire che le risorse pubbliche siano impiegate correttamente e che i benefici concessi siano riservati solo a chi ne ha effettivamente diritto.
L’episodio, infine, rappresenta un ammonimento per altri lavoratori del comparto pubblico, evidenziando che pratiche fraudolente come la simulazione di malattia non solo portano a sanzioni economiche pesanti, ma possono anche avere conseguenze penali.