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CNR, protesta dei ricercatori precari: chiedono la stabilizzazione

Da oltre una settimana, circa 4.000 ricercatori precari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) chiedono con urgenza la stabilizzazione dei loro contratti.

Protesta dei ricercatori precari CNR

Da oltre una settimana, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è al centro di una protesta permanente. I ricercatori precari, circa 4.000 in tutta Italia, chiedono con urgenza la stabilizzazione dei contratti. L’iniziativa, iniziata come assemblea il 28 novembre 2024, si è trasformata in un’occupazione simbolica presso la sede centrale del CNR a Piazzale Aldo Moro, Roma.

Le ragioni della protesta dei ricercatori precari del CNR

La scintilla è scattata quando la presidente del CNR, Anna Maria Carrozza, ha comunicato che l’Ente, nonostante stia valutando la situazione del personale precario, non procederà alle stabilizzazioni. Questa decisione, giudicata “insufficiente e inaccettabile” dai sindacati FLC CGIL e UIL Scuola RUA, ha portato all’organizzazione di un’assemblea permanente per mantenere alta l’attenzione pubblica e politica sul problema.

I ricercatori si appellano all’articolo 20 del decreto legislativo 75/2017 (legge Madia), prorogato fino al 2026, che consente la stabilizzazione dei precari negli enti pubblici di ricerca. Secondo il Coordinamento Precari del CNR, l’urgenza è massima per salvaguardare contratti che rischiano di non essere rinnovati, in particolare quelli legati ai fondi del PNRR, in scadenza tra il 2025 e il 2026.

I numeri della crisi

Attualmente, il CNR conta circa:

  • 2.700-2.800 assegni di ricerca;
  • 1.000 contratti a tempo determinato (tecnici, tecnologi e amministrativi);
  • 300 borsisti.

Molti di questi lavoratori collaborano con il CNR da oltre un decennio, acquisendo competenze uniche con il supporto di fondi pubblici. Non stabilizzare questi professionisti, sottolineano i ricercatori, rappresenterebbe un grave spreco di risorse pubbliche e una perdita di competenze cruciali per il futuro della ricerca in Italia.

Appello per il cambiamento di rotta nella Legge di Bilancio

La protesta chiede un cambiamento di rotta nella Legge di Bilancio 2024, che prevede:

  • Una riduzione del turnover del personale;
  • Tagli ai fondi ordinari per gli enti di ricerca.

I ricercatori sottolineano che investire nella ricerca è essenziale per la competitività del Paese e il progresso scientifico. La stabilizzazione non è solo una questione occupazionale, ma anche un investimento strategico per garantire innovazione e continuità nei progetti a lungo termine.

L’Intervento dei leader politici

La mobilitazione ha attirato l’attenzione della politica. Durante la settimana, diversi leader dell’opposizione hanno visitato il presidio, esprimendo solidarietà ai ricercatori.

  • Elly Schlein, segretaria del PD: «Siamo al fianco dei ricercatori per chiedere che siano stabilizzati».
  • Giuseppe Conte, leader del M5S: «La manovra del governo Meloni taglia fondi alla ricerca e alle università. Sostenere la ricerca significa credere nel futuro dell’Italia».
  • Anche Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Angelo Bonelli (Europa Verde) hanno espresso il loro sostegno.

Flash mob dei ricercatori Precari del CNR in Piazza del Popolo

La protesta culminerà lunedì prossimo con un flash mob a Piazza del Popolo, che vedrà la partecipazione di 4.000 ricercatori da tutta Italia. L’obiettivo è sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica e fare pressione sul governo per affrontare una situazione che, per molti, rappresenta una violazione della dignità lavorativa.

Con un settore della ricerca in difficoltà e migliaia di lavoratori a rischio, la protesta al CNR si configura come un simbolo di una battaglia più ampia per il futuro della scienza e della conoscenza in Italia.

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