Attualmente, il CNR conta circa:
Molti di questi lavoratori collaborano con il CNR da oltre un decennio, acquisendo competenze uniche con il supporto di fondi pubblici. Non stabilizzare questi professionisti, sottolineano i ricercatori, rappresenterebbe un grave spreco di risorse pubbliche e una perdita di competenze cruciali per il futuro della ricerca in Italia.
La protesta chiede un cambiamento di rotta nella Legge di Bilancio 2024, che prevede:
I ricercatori sottolineano che investire nella ricerca è essenziale per la competitività del Paese e il progresso scientifico. La stabilizzazione non è solo una questione occupazionale, ma anche un investimento strategico per garantire innovazione e continuità nei progetti a lungo termine.
La mobilitazione ha attirato l’attenzione della politica. Durante la settimana, diversi leader dell’opposizione hanno visitato il presidio, esprimendo solidarietà ai ricercatori.
La protesta culminerà lunedì prossimo con un flash mob a Piazza del Popolo, che vedrà la partecipazione di 4.000 ricercatori da tutta Italia. L’obiettivo è sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica e fare pressione sul governo per affrontare una situazione che, per molti, rappresenta una violazione della dignità lavorativa.
Con un settore della ricerca in difficoltà e migliaia di lavoratori a rischio, la protesta al CNR si configura come un simbolo di una battaglia più ampia per il futuro della scienza e della conoscenza in Italia.