L’inchiesta, avviata nel 2018, ha messo in luce un sistema fraudolento capillare, che ha coinvolto non solo insegnanti, ma anche collaboratori scolastici. In alcuni casi, gli imputati hanno lavorato contemporaneamente in diverse scuole, dimostrando l’enorme diffusione della truffa. Gli investigatori hanno anche scoperto che oltre 40 imputati risiedevano nell’agro nocerino-sarnese, mentre gli altri provenivano da diverse province della Campania e del Nord Italia. Le indagini, tuttavia, non sono ancora concluse: la Procura continua a cercare ulteriori responsabili coinvolti in questa vasta rete di truffatori.
L’inchiesta, che ha rivelato oltre 700 capi d’imputazione, evidenzia la gravità dell’operazione. Gli imputati rischiano pene severe, poiché la truffa ha compromesso il sistema scolastico, mettendo in dubbio la validità dei titoli di studio in molte scuole italiane. Le indagini hanno sollevato preoccupazioni sull’affidabilità delle assunzioni nel settore educativo, spingendo le autorità a rafforzare i controlli e adottare misure più severe contro la falsificazione dei titoli. Il processo, che inizierà a ottobre, rappresenta un passo importante nella lotta contro queste pratiche illecite, che danneggiano il sistema educativo e minano la fiducia nelle istituzioni.