Due settimane dopo, è arrivato il nuovo provvedimento, che potrebbe portare alla sospensione dall’insegnamento senza stipendio e, nel peggiore dei casi, al licenziamento di Raimo.
Raimo esprime il suo sconcerto per questa decisione, sostenendo che venga colpita la libertà d’espressione e critica verso il ministero e il governo. Secondo il provvedimento, Raimo avrebbe leso l’immagine del ministero, ma il professore ribadisce che le sue critiche riguardano esclusivamente le politiche di Valditara e non la sua persona. Raimo insiste che agisce da libero cittadino e giornalista, non da insegnante.
Numerosi artisti, storici e docenti, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, lo scrittore Nicola Lagioia e il regista Matteo Garrone, si sono schierati in sua difesa. In un appello firmato, esprimono preoccupazione per l’attacco alla libertà d’espressione e sottolineano che le critiche di Raimo rappresentano un contributo importante al dibattito sulla scuola pubblica italiana.
Secondo i firmatari, punire Raimo per aver espresso il suo pensiero costituisce una violazione dell’articolo 21 della Costituzione italiana e dell’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il caso di Christian Raimo evidenzia una situazione allarmante per la democrazia italiana, dove si rischia di silenziare le voci dissidenti utilizzando norme e provvedimenti disciplinari che limitano la libertà di critica e di espressione.