La differenza è causata dall’introduzione del calcolo interamente contributivo per chi opta per Quota 103, penalizzando gli assegni pensionistici. Questa modifica rende Quota 103 meno appetibile, dimostrando che, senza modifiche strutturali al sistema contributivo, le misure alternative alla legge Fornero risultano spesso insoddisfacenti.
Per comprendere le difficoltà nel superare la riforma Fornero, bisogna guardare al contesto economico in cui è nata. La riforma è stata una risposta alla crisi economica e all’aumento dello spread, che nel dicembre 2011 raggiunse i 528 punti. Il sistema pensionistico italiano rischiava di collassare e, per assicurare la sostenibilità delle pensioni, il governo Monti approvò la legge Fornero.
Nonostante le condizioni economiche attuali siano meno critiche, il nostro sistema previdenziale non è ancora sostenibile. Eliminare la legge Fornero oggi significherebbe aumentare i costi pensionistici, aggravando il già precario equilibrio economico dello Stato. Le proposte alternative, come Quota 100 e Quota 103, hanno dimostrato di non essere soluzioni efficaci.
La stessa Elsa Fornero ha dichiarato che una riforma sarà possibile solo quando il sistema contributivo sarà completamente operativo. Attualmente, chi va in pensione beneficia ancora in parte del calcolo retributivo, ritenuto vantaggioso. Il passaggio completo al sistema contributivo, previsto per il 2045, permetterà l’adozione di misure di flessibilità come il pensionamento anticipato.
Tuttavia, chi andrà in pensione dovrà contare esclusivamente sui contributi versati, accettando una pensione inferiore per ogni anno di anticipo. Questo meccanismo renderà più sostenibile l’anticipo pensionistico e aiuterà a bilanciare il costo delle pensioni senza gravare sulle casse dello Stato.