Un esperimento, quello di portare una ventata di innovazione nella didattica, è da tempo morto e sepolto prima di iniziare, nonostante l’entusiasmo degli studenti, visto che ad essere al centro della loro attenzione (per la prima in assoluto) sarebbero stati oltre che la nuova metodologia di apprendimento, anche e soprattutto i loro smartphone.
Il motivo paradossale di questo flop è la scarsa propensione da parte dei docenti nell’uso dei cellulari di ultima generazione. Dal punto di vista della disciplina e dei regolamenti sull’uso da parte degli studenti del cellulare in classe la questione diventa davvero tragica. In un articolo del Messaggero si riesce a leggere qualcosa di importante su questo fenomeno a proposito di dati statistici e di cattive abitudini oramai purtroppo abbastanza consolidate.
Da non dimenticare la pubblicazione circa 7 mesi fa da parte del Miur di un vademecum sull’uso dei telefonini in classe. Da quella data in avanti non è cambiato molto. Anzi, molto probabilmente il fenomeno è addirittura peggiorato. Per esempio molti studenti, nonostante persistano i divieti di utilizzo dei cellulari durante le ore normali, usano tali dispositivi di nascosto per motivi assolutamente personali. Il principio contenuto in quelle linee guida del Miur si fondava sull’uso delle nuove tecnologie, con particolare riguardo ai cellulari, e al suo uso per l’apprendimento degli studenti.
Ecco cosa si legge in un articolo all’interno del quotidiano il Messaggero: “Secondo un sondaggio avviato dal portale skuola.net, – scrive Lorena Loiacono – uno studente su 2 continua ad usare lo smartphone in classe senza l’autorizzazione del professore e lo fa per chattare, consultare i social, giocare e fare ricerche”.
Assurdo ma vero. Ma ci sono anche i casi con riscontro positivo – La Loiacono continua: “L’altra metà lo usa per motivi didattici e, tra questi, c’è quasi il 46% che ammette di utilizzarlo raramente ma c’è anche un 12% che assicura di usare internet e il proprio dispositivo con quasi tutti i docenti”.