La CGIL alza la voce: il governo non ha ancora emanato il decreto attuativo per il bonus mamme 2025. Daniela Barbaresi, segretaria confederale, definisce “inaccettabile” il ritardo. A due mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio, migliaia di lavoratrici attendono invano. Il bonus, pensato per sostenere la natalità, rischia di rimanere lettera morta.
Bonus Mamme 2025: chi ha diritto e quali sono le esclusioni
La legge di bilancio 2025 prevede l’esonero contributivo per le madri lavoratrici con due o più figli (dal 2027, con tre o più). Il limite di reddito è fissato a 40.000 euro annui. Tuttavia, il bonus mamme 2025 esclude le lavoratrici domestiche e le madri con un solo figlio. La CGIL critica aspramente queste esclusioni, sottolineando la disparità di trattamento e la mancata attenzione verso le fasce più deboli.
Le criticità del Bonus Mamme 2025: decontribuzione e visione patriarcale
La scelta della decontribuzione, secondo la CGIL, indebolisce il sistema previdenziale. Inoltre, l’esclusione delle lavoratrici domestiche, spesso con redditi bassi, è inaccettabile. Daniela Barbaresi denuncia una visione “arcaica e patriarcale” che grava sulle donne il peso della genitorialità. Il bonus mamme 2025, così concepito, rischia di favorire i redditi più alti, aggravando le disuguaglianze.
Richiesta di risposte e azioni immediate
La CGIL sollecita il governo a pubblicare al più presto il decreto attuativo e a corrispondere gli arretrati. Chiede anche l’estensione del bonus mamme 2025 alle lavoratrici domestiche e alle madri con un solo figlio. L’obiettivo è superare le criticità e garantire un sostegno equo e concreto alla natalità. L’indignazione cresce, mentre migliaia di famiglie attendono risposte.
