Dal bonus assunzioni per giovani under 35 al supporto all’imprenditoria nel Sud Italia, numerose risorse cruciali rimangono bloccate per la mancanza dei decreti attuativi del decreto Coesione, approvato a ridosso della Festa del Lavoro.
Con una dotazione complessiva di oltre 12,8 miliardi, vari fondi e agevolazioni riservati a occupazione giovanile, lavoro femminile, Zone Economiche Speciali (ZES) nel Mezzogiorno e il programma “Resto al Sud” sono congelati. A ottobre 2024, secondo l’analisi di Openpolis, il numero dei decreti attuativi “fantasma” ha raggiunto quota 545, di cui 204 già scaduti.
Tra i fondi in attesa di erogazione ci sono 1,1 miliardi destinati alla decontribuzione per l’assunzione di giovani, 476 milioni per promuovere l’occupazione nelle ZES del Sud e oltre 322 milioni per il lavoro femminile. Anche il Fondo “Resto al Sud”, che punta a sostenere nuove attività imprenditoriali tra Abruzzo e Sardegna con circa 500 milioni, attende le norme di attuazione.
Bilancio fermo e ritardi nell’attuazione dei bonus
Con l’approvazione della legge di Bilancio per il 2025, restano pendenti 25 tra decreti ministeriali e DPCM sui 55 previsti dalla manovra 2024, lasciando in sospeso misure di valore stimato a 2,3 miliardi di euro per il biennio 2024-2025. Questo scenario rende inattuabili misure importanti come il Fondo speciale per l’equità del livello dei servizi destinato all’ampliamento dei servizi per l’infanzia in Sicilia e Sardegna, che vale 300 milioni per il 2025 e 450 per il 2026.
Le risorse per lo sviluppo dei servizi sociali nei Comuni, per un importo di 390,9 milioni, attendono ancora la definizione di obiettivi e monitoraggi. Inoltre, il ministero dell’Interno ha tempo fino a fine novembre per definire i criteri di ripartizione del contributo per il trasporto degli studenti disabili in Sicilia e Sardegna.
Il governo Meloni, con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari che aveva annunciato una riduzione dello stock di decreti arretrati, è riuscito finora a completare meno della metà dei decreti necessari. Questa situazione paralizza investimenti cruciali come i 7,5 milioni annui destinati alla riqualificazione di infrastrutture pubbliche, le risorse del Fondo per le infrastrutture stradali e scolastiche, nonché fondi per l’inclusione sociale e il sostegno ai servizi educativi.
Settori chiave penalizzati: sanità, infrastrutture e ambiente
Oltre al Tesoro, con 101 decreti attuativi ancora mancanti, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, sotto la guida di Gilberto Pichetto Fratin, registra il più alto tasso di provvedimenti attuativi non adottati, con oltre il 38% dei decreti attesi ancora in sospeso. Tra i fondi bloccati, 100 milioni annui per la riqualificazione energetica e strutturale degli enti del Terzo settore e delle ONLUS, nonché risorse fino a 200 milioni per misure di decarbonizzazione da proventi delle aste CO2.
Nel settore sanitario, il Ministero della Salute non ha attuato modalità di assegnazione per 5 milioni di euro del bonus psicologo, né ha approvato criteri aggiornati per autorizzare le strutture sanitarie pubbliche e private. Nel comparto agricolo, il ministero guidato da Francesco Lollobrigida non ha sbloccato i 100 milioni annui previsti per sostenere il settore agroalimentare e della pesca.
Anche i fondi destinati a prevenire la fuga di personale medico e infermieristico verso la Svizzera rimangono non assegnati. Questo ritardo colpisce duramente le zone di confine, dove l’Italia fatica a trattenere i propri sanitari. Senza un piano pluriennale per nuove assunzioni nella sanità pubblica, la carenza di personale rischia di aggravarsi, penalizzando cittadini e pazienti.
Il nodo dei decreti attuativi: il caso del Ministero del Lavoro
Il Ministero del Lavoro, con Marina Elvira Calderone, deve ancora adottare 38 decreti attuativi su 147 previsti. Tra le misure in sospeso ci sono i termini e le modalità attuative per sostenere l’occupazione giovanile e femminile e favorire nuove attività in settori strategici come le tecnologie avanzate e la transizione ecologica.
In particolare, i fondi per l’occupazione giovanile erano stati prorogati dal governo Meloni dopo essere stati introdotti nel 2020 dal governo Conte, ma il loro impatto risulta nullo finché non si sbloccano i decreti del Ministero del Lavoro in collaborazione con il MEF. L’inattività riguardante questi fondi sottrae al mercato del lavoro risorse vitali per incentivare l’assunzione di giovani, donne e altre categorie svantaggiate.
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