Il barberismo non si è costruito sulla televisione tradizionale, ma attraverso una diffusione organica sui social media. I video a bassa definizione di conferenze registrate dai fan, con inquadrature fisse e audio spesso non perfetto, hanno creato una sorta di “comunità catacombale”, che presto si è trasformata in milioni di visualizzazioni. Pagine dedicate come “Primo Vassallo”, “I Vassalli di Barbero” e “Feudalesimo e Libertà” su Facebook, insieme alla diffusione su YouTube, Instagram e TikTok, hanno consolidato il ruolo di Barbero come figura influente, nonostante egli stesso non gestisca alcun profilo ufficiale. Ai suoi eventi e firmacopie, le folle sono sempre numerose, dimostrando la vastità del suo seguito.
Il successo di Barbero ha attirato anche l’attenzione critica. Andrea Minuz, storico del cinema, in un articolo su Il Foglio intitolato “Tutti pazzi per Alessandro Barbero. Il talento del luogo comune”, ha analizzato il fenomeno sottolineando come il professore rappresenti un “archetipo del professore comunista” e un’Italia nostalgica di una cultura accademica idealizzata. Tuttavia, nonostante alcune critiche, il carisma di Barbero e la sua capacità di divertire, intrattenere e informare lo hanno reso un fenomeno unico.
Barbero è stato definito, già nel 2019, un “influencer a sua insaputa”. Il suo seguito non si limita al mondo accademico, ma abbraccia anche la cultura popolare. La sua figura è stata oggetto di imitazioni da parte di comici, come Renato Minutolo, che riproduce intere lezioni con ironia e rispetto. L’inserimento del termine “barberismo” nella Treccani dunque testimonia l’impatto culturale e sociale di Alessandro Barbero. Questo fenomeno dimostra come la combinazione di passione, competenza e divulgazione possa generare movimenti culturali capaci di superare le barriere accademiche, creando una connessione profonda con il pubblico.