Il governo sta valutando misure correttive, tra cui la sterilizzazione degli adeguamenti automatici dei requisiti pensionistici legati all’aspettativa di vita, prevista per il 2027, ma che rischia di rallentare il necessario allineamento tra dinamiche demografiche ed età pensionabile.
Nel 2025, restano attive misure come Quota 103, che consente il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 41 anni di contributi, e Opzione Donna, purtroppo limitata da criteri più restrittivi. In parallelo, il governo ha potenziato gli incentivi per chi sceglie di posticipare il pensionamento, includendo l’esclusione dall’imponibile fiscale della quota contributiva a carico del lavoratore. Inoltre, i dipendenti pubblici in alcune categorie possono prolungare il servizio fino a 70 anni, con l’obiettivo di garantire efficienza in settori strategici come la sanità.
Il passaggio al sistema contributivo puro per le nuove generazioni solleva preoccupazioni sulla sostenibilità futura delle pensioni. La riduzione degli assegni rischia di ampliare il divario sociale, spingendo il dibattito verso soluzioni come fondi pensione privati e redditi universali per gli anziani. Per affrontare queste sfide, servono interventi strutturali che favoriscano la crescita economica e l’occupazione, elementi chiave per garantire un sistema pensionistico equo e sostenibile nel lungo termine.